"Aiuto, uno squalo a Pesaro": ma era un enorme pesce luna. Salvato da morte certa

Era stordito dal caldo davanti ai bagni Ridolfi, stava morendo: la Fondazione cetaacea lo ha spinto al largo verso acque più fresche e profonde, poi è scomparso

Le fasi del salvataggio, tratte da un video

Le fasi del salvataggio, tratte da un video

Pesaro, 18 agosto 2022 - E' iniziato tutto con urla di panico, "Aiuto uno squalo", ed è finita in gloria con un enorme esemplare di pesce luna – quasi 300 chili – che alla fine ha ripreso il largo e si è salvato, grazie all’intervento di alcuni bagnini e soprattutto della Fondazione Cetacea, sezione di Pesaro.

La storia comincia nello specchio di mare davanti ai bagni Ridolfi, ponente. Perchè e qui che poco prima delle 16 qualcuno avvista una pinna, che esce dall’acqua, a 15 metri circa dalla riva, entro le scogliere. E’ la pinna del pesce luna, ma qualcuno si confonde e urla allo squalo. Magari verdesca, ma insomma sempre da tenere d’occhio.

I bagnini allertano la Fondazione Cetacea, quella che cura e anche la riabilitazione delle tartarughe alla Baia, e Michele Belfiore, responsabile per la sezione di Pesaro, e Daniela, una sua collaboratrice, arrivano sul posto. Avvistano l’esemplare e si rendono conto che è molto grosso. Largo oltre un metro e lungo circa 2,80. In Adriatico, normalmente, segnala lo stesso Belfiore, "gli esemplari sono molto più piccoli: arrivano a circa 70 cm di lunghezza".

Belfiore a quel punto va a prendere il motoscafo e si attrezza con una rete che poi in realtà non userà.

Il pesce è completamente tramortito. Il motivo per cui si sia spinto fino quasi a riva oltre gli scogli, nell’acqua per lui bassissima, non è chiaro, ma quello per cui è tramortito sì: l’acqua in quel punto è circa 27 gradi, una temperatura che danneggia molto il pesce, lo stordisce, e forse lo ha disorientato fino a fargli perde l’orientamento e farlo arrivare fino ai bagni Ridolfi. Il pesce sembra morto. Qualcuno lo dice, si sente chiaramente in un video che Belfiore e i suoi hanno girato. I bagnini sono lì vicini. Lo hanno portato già fuori due volte, ma il pesce è tornato nello stesso punto. Il pesce però non è morto: agita la pinna e si capisce che è ancora vivo e vegeto. Belfiore e Daniela lo spingono da distanza a nuoto, il pesce è completamente innocuo. Riescono a fargli superare le scogliere. E qui l’esemplare inizia a fare subito piccoli progressi. Intanto si mette dritto, cosa che non faceva quando era nelle acque bassissime entro la scogliera: "Il continuare a stare in quella posizione – fa notare ancora Belfiore – lo avrebbe veramente ucciso di lì a poco".

Poi comincia a dare segni sempre più chiari di di vitalità via via che la acqua diventa più profonda, sui 4 o 5 metri, e che quindi si raffredda, intorno ai 24 gradi. Daniela lo spinge ancora, mentre gli altri fanno barriera con la barca e i mosconi per non farlo rientrare all’interno della scogliera. Il pesce si rianima.

Lo spingono ancora più avanti, dove la profondità inizia a sfiorare gli 8 metri: e per lui è sempre meglio. Viene allertata anche la Capitaneria, che aiuta nella operazioni. Il pesce luna nuota sempre più al largo e un certo punto sparisce dalla vista dei suoi salvatori. Alle 18,30 circa operazioni concluse. Lieto fine.