Picche da Teamsystem e Xanitalia Il centro vaccinale non si trova

Servono locali ampi. Con parcheggio. Dotati di impianti di riscaldamento o aria condizionata. Con doppi servizi, per il personale e per gli utenti. Con gli spogliatoi per sanitari e volontari. Sala d’attesa. Punti di registrazione separati dai punti di vaccinazione. Dislocati in zone della città facilmente raggiungibili. A prezzi abbordabili (se non addirittura gratis come era il Ristò). Se qualcuno conosce un posto del genere, può contattare l’Asur, che da settimane, di pari passo con l’avanzata dei contagi, sta intessendo relazioni con soggetti privati ed esponenti dell’imprenditoria locale, per trovare un nuovo centro vaccinale da far debuttare a settembre. Sforzi che sinora si sono rivelati vani, con gli unici hub residui che sono quelli di Fano (Codma) e Urbino. "Purtroppo, data l’indisponibilità del Ristò, abbiamo cercato altre soluzioni. Finora infruttuosamente" dice il direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Area Vasta 1, Eugenio Carlotti.

Le ipotesi riguardavano i locali della TeamSystem a Torraccia (ora liberati dalla facoltà di Scienze infermieristiche) e un capannone a Villa Fatiggi all’interno del complesso produttivo della Xanitalia, che però ha fatto sapere di averne bisogno per le proprie esigenze. Dunque si riparte da zero, con poche certezze e il presentimento che sarà un altro autunno caldo dal punto epidemiologico. Anche perché, come ha dichiarato il direttore di Malattie infettive di Marche Nord Francesco Barchiesi, il reparto è già pieno. E sono quasi tutti anziani con il vaccino somministrato più di 4 mesi fa.

I vertici Asur hanno già lanciato l’sos al Comune, che tramite l’assessore Enzo Belloni sta cercando di tracciare una soluzione, se non altro facendo valere le proprie relazioni con il mondo imprenditoriale. "Ma in realtà al momento non abbiamo proposte da avanzare – allarga le braccia Belloni –. Anche perché non serve un semplice capannone, ma una struttura dotata di una serie di servizi. Senza calcolare tutte le incognite legate alla risposta da parte della gente. Chi la farà questa quarta dose? Sento molto scetticismo in giro. E poi, sarà ’obbligatoria’? Insomma, molto dipenderà anche dagli orientamenti politici".

Se infatti si dovesse trattare di immunizzare anziani e fragili, e la vaccinazione diventasse routinaria e non di massa, anche gli ambulatori dei medici di base potrebbero aiutare. "Diversamente – spiega il dottor Marco Delbianco – non è fattibile, perché non siamo in grado di gestire migliaia di soggetti, con tutto il carico burocratico e gli spazi richiesti. E tutti gli altri pazienti con altre patologie dove li mettiamo? Io, l’anno scorso, ho fatto 130 vaccinazioni, al momento riesco a farne 1015 a settimana, tutti a domicilio. Fino a 2030 ci possiamo arrivare, di più è impossibile".

Al momento chi vuole vaccinarsi e può muoversi, deve andare a Fano o Urbino. Il che non è esattamente un incentivo per i più riottosi. Tra l’altro, ad oggi, e probabilmente anche per i prossimi mesi, non c’è l’ombra di un’Usca, i medici a domicilio che con la cessazione dello stato d’emergenza hanno esaurito – o almeno così sembrava – la loro funzione. La proposta della Regione di prolungare gli incarichi fino a dicembre (a gennaio entreranno in servizio le Uca) è stata respinta dai professionisti. Per un motivo molto semplice: "Come si può pensare – chiede Delbianco – di reclutare personale per svolgere le stesse mansioni alla metà del compenso? Al momento nessuno ha accettato e temo che non lo farà nemmeno a gennaio".

ben.i.