Picchiata perché disse no ai ’massaggi col lieto fine’

Si era rifiutata di fare i massaggi con "happy ending". E quel no le era costato tante botte. Le avevano anche strappato di mano il telefonino per impedirle di chiamare le forze dell’ordine. Ma alla fine la massaggiatrice ribelle, una donna cinese, era riuscita a scappare e a denunciare tutto ai carabinieri. Tutto quello che succedeva tra le pareti di un centro massaggi sulla statale Adriatica dove le dipendenti, tutte orientali, sarebbero state costrette a soddisfare le richieste extra dei clienti, con prestazioni finali a luci rosse. I due titolari del centro, una cinese e un pesarese, sono così finiti nei guai. Denunciati per rapina, lesioni e sfruttamento della prostituzione, ieri l’imputata è stata rinviata a giudizio, mentre il socio, un pesarese, ha patteggiato. I fatti risalgono al 2019. In quel centro massaggi sulla statale oltre ai normali servizi da salone estetico, si eseguivano anche massaggi con "lieto fine", su richiesta del cliente. Ma soprattutto dietro pretesa dei titolari. Dire no era vietato, secondo l’accusa. Ma una delle ragazze, un giorno, si è ribellata, ha cercato di chiedere aiuto alle forze dell’ordine, ma i due le hanno strappato di mano il telefonino. Da qui l’accusa di rapina. L’avrebbero anche colpita con schiaffi e spinte. Lesioni, l’altro reato contestato. E quando, con la denuncia, si è sollevato il velo su quello che erano costrette a subire tutte le dipendenti, i due titolari sono stati accusati anche di sfruttamento della prostituzione. Il pesarese ha chiuso con il patteggiamento. La cinese invece affronterà il processo. e. ros.