Pietro Bartolo a Pesaro: "Siamo tutti esseri umani"

Il medico di Lampedusa è stato ospite al Teatro Sperimentale per presentare il suo ultimo libro: "I migranti non sono numeri e noi non possiamo più stare a guardare"

Pietro Bartolo autografa i libri

Pietro Bartolo autografa i libri

Pesaro, 23 febbraio 2019 - Standing ovation, questa mattina, per il medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Difficile per il pubblico del Teatro Sperimentale (250 studenti delle scuole secondarie di Pesaro, ma anche tanti cittadini comuni), trattenere le lacrime, di fronte alle testimonianze dei migranti riportate dallo stesso dottore. Che, dal 1991, in mare, a Lampedusa, ne ha soccorsi migliaia, senza mai fermarsi. Sostenitore dell’accoglienza e della necessità di corridoi umanitari contro la tratta di esseri umani, Bartolo, questa mattina, è stato ospite a Pesaro, nell’ambito dell’incontro “Non chiamiamoli clandestini”, organizzato da Silp e Cgil di Pesaro e Urbino. Al dibatitto, moderato da Simonetta Marfoglia, capocronista del ‘Corriere Adriatico’ di Pesaro, hanno partecipato il segretario provinciale del Silp Pierpaolo Frega, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il segretario Cgil Roberto Rossini e il referente dell’associazione "Refugees Welcome" Pesaro e Urbino Valter Recchia.

“Oggi sono in mezzo ad oltre 200 ragazzi ed è bellissimo - ha esordito dal palco il medico, noto protagonista del documentario ‘Fuocoammare’ di Gianfranco Rosi, vincitore dell’orso d’oro al Festival del Cinema di Berlino - : in voi riponiamo tutte le nostre speranze. Lampedusa è una piccola isola di 20 chilometri quadrati, più vicina all’Africa che alla Sicilia, che ha fatto proprio fin da subito un valore fondamentale, cioè quello dell’accoglienza. Sono 28 anni che soccorro migranti in mare: uomini, donne, bambini e ragazzi come voi. Li tocco, li visito, li abbraccio e non ho mai preso una malattia infettiva: non credete a chi vi dice che portano malattie, è una bugia. L’unica che scoprimmo, quel 3 ottobre 2013, quando morirono 368 persone, fu quella ‘dei gommoni’. Che colpisce le donne, perché quando salgono su quei canotti gonfiabili (sarebbe meglio chiamarli così), sono stese a terra e imbevono miscela di acqua e benzina, che inzuppa i loro vestiti, creando ustioni chimiche. In questi anni, ragazzi, ho visitato più di 350mila migranti, ma che importanza ha? Non sono i numeri che contano: stiamo parlando di esseri umani”.

Applausi lunghissimi, da parte della platea visibilmente emozionata, a cui il medico di Lampedusa si è rivolto con il cuore in mano, passando in rassegna una serie di immagini e video: “quello che sta avvenendo nel Mediterraneo e in Libia è un genocidio - ha concluso Bartolo, guardando dritto, negli occhi degli studenti - , mi rivolgo a voi perché possiate cambiare le cose. Dovete crederci e dobbiamo farlo insieme”.

E sul suo ultimo libro, “Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di tutti i bambini che cercano il loro futuro tra noi”, edito da Mondadori e in libreria dallo scorso ottobre, ha spiegato: “Scrivere libri mi aiuta ad affrontare il dolore con cui convivo ogni giorno, quando sono costretto a fare centinaia di ispezioni cadaveriche. Qui racconto la storia di Anila, una bambina di 8 anni, costretta ad affrontare il deserto per ritrovare la mamma in Europa, partita quando lei aveva solo 2 anni alla ricerca di un lavoro. Questa è la storia di migliaia di bambini, poveri innocenti. E noi non possiamo più stare a guardare”.

L’incontro, patrocinato dal Comune di Pesaro e realizzato in collaborazione con la libreria ‘Campus Mondadori Bookstore’ e la ‘Fattoria della Legalità, è stato dedicato alla memoria di Emanuela Trombettoni della Cgil Pesaro e Urbino, scomparsa poco più di un mese fa.