
Da domani l’omaggio all’artista siciliano nato nel ’71 e formatosi a Urbino.
In un’epoca in cui l’arte contemporanea non ricerca sovente il paesaggio, il vedutismo e la purezza delle linee di uno scorcio, sarà possibile tuffarsi in un assolato e terso mondo dipinto da Giuseppe Colombo nella mostra Le città ideali, che apre domani alle ore 16,30 alla Casa Natale di Raffaello. Curata da Lorenzo Canova e Luigi Bravi, l’esposizione, che sarà visitabile fino al 13 luglio, è un omaggio dell’artista siciliano, raffinatissimo disegnatore e virtuoso pittore di paesaggi e figure, a una delle città simbolo del Rinascimento, dove le architetture e l’urbanistica sintetizzano i concetti chiave di uno dei periodi più luminosi dell’arte italiana. Le opere esposte saranno diciotto: si va da città, chiese, paesaggi dell’assolata Sicilia (Modica, Comiso, Ibla, studi sulla Valle dei Templi di Agrigento, scorci di Isola delle Correnti e della Baia di Scicli) a vedute di Roma, Bologna e Urbino, dove l’autore ha studiato incisione alla Scuola del Libro e a cui è rimasto molto legato.
Infine, la Città ideale stessa è oggetto di un recentissimo d’aprés: "L’ho osservato a lungo – commenta Colombo, nato a Modica nel 1971 – negli anni di studio a Urbino, quando non ero ancora ventenne: è un’opera fondamentale e fondante della cultura umanistica occidentale. Oggi, a distanza di anni, nel rileggere questa selezione di opere pensate per la mostra nella Casa di Raffaello, mi sembra quasi che nel loro DNA contengano la struttura e la concezione di quel dipinto che tanto mi colpì allora".
Una lezione, quella appresa negli anni di formazione a Urbino, che evidenzia anche il curatore: "Grazie a una visione di intenso e raffinato nitore figurativo – spiega Lorenzo Canova – l’omaggio esplicito al capolavoro della Galleria Nazionale delle Marche si connette in modo efficace e raffinato ai quadri dell’artista che formano il percorso espositivo. Le stanze, i templi, le città e la natura di Colombo amplificano così la loro presenza architettonica e la loro qualità plastica, in un’organizzazione costruttiva dove tutto sembra inciso nel diapason cromatico di una luce abbagliante, in uno splendore che forma le cose spostandoci nella dimensione e assoluta e (a)temporale del profondo".
Conclude Bravi: "La storia delle arti ci parla di vedute teoriche di architettoniche geometrie perfette, avulse, liberate dal tempo dell’uomo e consegnate al tempo della memoria perpetua, purgate della presenza umana; non si vede un suono, non si tratteggia un vociare, non si delineano i rumori del lavoro. Tale impressionante lezione si combina con gli occhi di Giuseppe Colombo, che dirige il suo sguardo sui suoi luoghi, trattandoli alla stessa maniera, ma con un velame particolarmente sensibile di affetti".
gio. vol.