
Uno dei tavoli tematici che hanno caratterizzato la mattinata di ieri
Regolamenti più flessibili, inserimento nel Piano del parco della possibilità di realizzare invasi e maggiore potere decisionale in capo all’Ente parco San Bartolo in materia di pianificazione territoriale (ora totalmente in mano ai Comuni) consentirebbero di attuare strategie e strumenti di gestione delle risorse idriche più puntuali e calate sulla specificità del parco. E’ quanto ritengono i partecipanti al workshop “Adattamento climatico al parco San Bartolo: prepararsi insieme” svoltosi ieri mattina nell’auditorium di Santa Marina Alta, organizzato dall’Ente Parco con la collaborazione della società Asso, nell’ambito del progetto transfrontaliero bePrePAred, finanziato dal programma Interreg Italia-Croazia.
Il workshop aveva il duplice obiettivo di sensibilizzare gli stakeholders del parco sull’importanza di adattare le politiche di gestione delle risorse idriche ai cambiamenti climatici in corso, soprattutto per prevenire calamità naturali come siccità, alluvioni e incendi, e avviare un dibattito sul tema da approfondire in successivi incontri.
Insomma, il workshop ha rappresentato il punto di partenza di un confronto che porterà alla sperimentazione, all’interno del parco, di nuovi strumenti e metodi di gestione e redistribuzione dell’acqua, rispettosi dell’ambiente. "Oggi ne parliamo, ma con l’intenzione di trasformare le idee emerse in fatti concreti", la sintesi del presidente dell’Ente parco Silvano Leva e del direttore Marco Zannini. Le premesse sono buone. Al workshop hanno infatti partecipato rappresentanti di quasi tutti gli attori coinvolti nelle scelte sulla gestione dell’acqua nel San Bartolo: genio civile della Regione Marche, carabinieri forestali, protezione civile, Comuni di Pesaro e Gabicce Mare, Provincia di Pesaro e Urbino, docenti dell’Università di Urbino e dell’Università di Camerino, Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti, CIA, alcune associazioni ambientaliste (La Lupus in Fabula, Lipu, La Ginestra del San Bartolo, Cai sezione Lino Liuti, Legambiente) e guide naturalistiche.
I partecipanti sono stati divisi in tre tavoli di lavoro dedicati, il primo, al cambiamento climatico, il secondo, alle criticità attuale e sfide future nella gestione della risorsa idrica e, il terzo, alle criticità attuali e sfide future nella gestione della risorsa idrica per lo sviluppo dei settori economici.
Ai fini della regimazione delle acque, tutti i tavoli hanno manifestato la necessità di piantare specie arboree nelle aree abbandonate per assorbire l’acqua e trattenere il suolo, prevenendo l’erosione e le frane. C’è poi tutta la questione, nient’affatto secondaria, della sensibilizzazione degli utenti, a partire dall’impatto delle mountain bike sui sentieri.
Per la gestione degli incendi è stato invece indicato come prioritario prevedere ulteriori modalità per attingere l’acqua in caso di bisogno, considerato che l’85% dei terreni del parco è di proprietà privata. Ampio spazio anche al tema delle scogliere: meglio posizionare barriere naturali? Sarà questo il primo tema, tra quelli emersi, che l’Ente parco approfondirà, con un incontro apposito, aperto al pubblico, che si svolgerà nel mese di giugno.