Poche aziende chiuse ma molti a spasso

Tremila disoccupati in più in provincia. Penalizzato il personale di bar, ristoranti e commercio. Cresciute le società immobiliari

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Cosa ha realmente prodotto in ambito economico il lungo periodo di lockdown del 2020? Quante imprese hanno gettato la spugna o hanno chiuso i battenti? Queste le domande che si stanno ponendo in tanti, anche perché davanti, soprattutto per commercio, bar e ristoranti ed anche per gli hotel, da oggi scatta la zona arancione con il rischio – concreto – che si possa proseguire fino a dopo Pasqua. Comunque il cimitero di attività non c’è stato: stando ai dati della Camera di Commercio in tutta la provincia nell’arco del 2020, le società legate al commercio sono diminuite di 67 unità su un totale di 7.813; addirittura nell’ambito dell’alloggio e della ristorazione c’è stato un incremento di 22 nuove aperture su un totale di 2.532 società. C’è stato un calo di 4 unità nel settore delle società artistiche e di intrattenimento su un totale di 503 imprese. All’interno di questa fotografia ci sono dati anche in apparente contraddizione: il settore delle costruzioni ha subìto una perdita di 10 società, mentre le società immobiliari sono cresciute di 12 unità. In rapporto al numero delle imprese attive, uno dei settori più penalizzati è stato quello dell’agricoltura e della pesca con un calo di 58 società su 5.133.

La fotografia della Camera di Commercio certifica anche un altro dato: che le industrie sono calate di 10 unità passando da 4390 a 4.380. "A leggere così i dati, il disastro non c’è stato anche perché molti titolari di attività – dice Maurizio Andreolini della Cisl – hanno limitato tutti i costi ed anche le spese fisse. Molti nel settore del commercio e della ristorazione, così come nei bar, non hanno rinnovato il contratto al personale, perché sono pochissimi coloro che godevano di un contratto a tempo indeterminato e quindi tutelati. Dai calcoli che facciamo anche sulla base dei dati Inps – continua Andreolini – sono circa 3mila in tutta la provincia le persone che hanno perso il lavoro".

E sotto questo profilo non si sta muovendo nulla anche ora, perché la situazione pandemica sta congelando ancora tutto. "Gli altri anni, in questo periodo, con la Pasqua alle porte, molti albergatori iniziavano a cercare il personale per la stagione. E’ tutto fermo e in questo ambito la parte più penalizzata è quella legata al commercio, lavoro molto femminile. Comunque questa disoccupazione in crescita colpisce senza distinzione di sesso e di età. In grande difficoltà sono soprattutto le persone che viaggiano tra i 50 e i 55 anni, soprattutto se hanno una bassa scolarizzazione tecnologica. Difficile per queste persone ricollocarsi nel mercato del lavoro. L’industria? Diciamo che la situazione è andata meglio del previsto e il settore che ha sofferto veramente è stato quello legato agli arredi per bar e pasticcerie. Ma le conseguenze della crisi si vedranno il 31 marzo nel caso in cui non verrà prorogato il blocco dei licenziamenti. Solo a quel punto si avrà un quadro esatto".