Polizze truffa a Pesaro, non c’è solo la diocesi. Dodici le vittime della ‘Valor Life’

Spuntano altri casi dopo quello più clamoroso. La società con sede in Liechtenstein aveva un intermediario finanzario in città

L’arcivescovo Piero Coccia durante l’omelia di ieri

L’arcivescovo Piero Coccia durante l’omelia di ieri

Pesaro, 19 ottobre 2020 - Sono molti, quasi tutti pesaresi. Parliamo delle vittime della ValorLife, la società finanziaria-assicurativa del Liechtenstein, alla quale la Diocesi di Pesaro affidò tra il 2002 e il 2004 una somma pronta cassa di 616mila euro firmando nove polizze assicurative in pochi mesi. Soldi che si sono volatilizzati dopo sei anni per un investimento rivelatosi spazzatura e che ora, con una causa civile appena avviata, la Diocesi cerca di recuperare, almeno in parte. Ma 12 pesaresi hanno perso recentemente anche di più, circa 700mila euro, firmando le solite polizze vita con la ValorLife che dovevano garantire il capitale e una rendita al termine del periodo di accumulo. In particolare, un imprenditore di Gabicce mare ha denunciato la perdita di 300mila euro, una vedova 90enne ha gettato nelle fauci della società del Liechtenstein oltre 190mila euro, e poi commercianti, commercialisti, insegnanti, casalinghe, e anche dipendenti pubblici hanno visto sparire i loro risparmi per un totale appunto di 700mila euro. Non potevano arrendersi. Insieme hanno avviato una causa civile contro la ValorLife, avanti al tribunale di Pesaro riuscendo ad ottenere da parte del giudice Mosci l’annullamento del contratto riguardante le polizze vita perché mancante delle garanzie in favore del cliente, con rimborso delle somme versate. Il problema è proprio questo: la ValorLife è una società che non esiste più. E’ stata chiusa d’autorità dallo Stato nel 2019 per irregolarità o mancanza dei presupposti per continuare. E’ rimasta aperta solo una bad company che, attraverso dei legali, cerca di resistere alle pretese dei clienti di fatto raggirati proponendo una transazione pari ad un decimo del denaro andato perduto. Qualche cliente della Romagna, in altri procedimenti civili, ha accettato la transazione ottenendo 10/15mila euro ogni 100mila versati. Ma nel caso dei 12 clienti pesaresi, l’accordo extragiudiziale non è stato accettato perché troppo esiguo il rapporto di un decimo del versato, ossia 30mila euro invece dei 300mila euro. Così il legale della ValorLife ha appellato la sentenza chiedendo l’annullamento della condanna di primo grado, perché il cliente sarebbe stato informato sui rischi dell’investimento. Tesi contestata dalle vittime, che hanno affermato di aver firmato per delle polizze vita e non per altro con garanzia di recupero del capitale sottoforma di rendita vitalizia. Ma la ValorLife come ha potuto avere tutto questo successo proprio a Pesaro? E’ emerso che poteva contare su un intermediario finanziario pesarese con ufficio in via San Francesco il quale si è rivelato sicuramente bravo a vendere il prodotto polizze vita, ma non si è dimostrato altrettanto puntiglioso nel descrivere i pericoli dell’investimento ai vari clienti. Li ha lasciati al loro destino, con le polizze che arrivavano a conclusione senza alcun rimborso, al contrario di quanto scritto nel contratto. Un copione che si è rivelato valido per tutti, compresa la Diocesi quando nel 2010 chiese di riscuotere la polizza vita. Un’attesa vana. Al momento di far rientrare quel denaro, la ValorLife non ha più risposto, tantomeno ha pagato. Si è avvalsa probabilmente di una clausola presente in tutti e 9 i contratti sottoscritti dalla Curia, dove veniva indicato il nome del fondo ad alto rischio su cui sarebbe stata investita la somma di 616mila euro, con firma per la presa d’atto. Dunque, per la ValorLife, nessuna clausola nascosta ma semplicemente l’accettazione del rischio da parte del cliente nell’investire in un fondo speculativo che poteva riservare grandi guadagni oppure rivelarsi disastroso. E’ accaduta la seconda ipotesi. Ora è iniziata la causa col giudice Manuela Mari. La prossima udienza è stata fissata per il 21 aprile 2021, dopo le prime due andate a vuoto.