MAURIZIO GENNARI
Cronaca

Porto, la resa dei conti. Verande e chioschi nel mirino. Gli abusi saranno abbattuti. La ’Baita’ ha già cominciato

Il caso del ristorante di Toni Di Filippo: "Ho dovuto eliminare anche l’ ’isola’ realizzata di fronte: spariti 60 coperti". Altro esempio, la Compagnia della Vela: cucina, soppalco e scala fuorilegge.

Il caso del ristorante di Toni Di Filippo: "Ho dovuto eliminare anche l’ ’isola’ realizzata di fronte: spariti 60 coperti". Altro esempio, la Compagnia della Vela: cucina, soppalco e scala fuorilegge.

Il caso del ristorante di Toni Di Filippo: "Ho dovuto eliminare anche l’ ’isola’ realizzata di fronte: spariti 60 coperti". Altro esempio, la Compagnia della Vela: cucina, soppalco e scala fuorilegge.

Secondo alcuni sono quella sorta di "mine antiuomo" rimaste sul terreno dopo il caso del Piada Marina, il baracchino fatto rimuovere da davanti il circolo canottieri un paio di anni fa. Ora esplodono sotto i piedi degli operatori del porto che hanno effettuato lavori lungo quella lunga vacatio in attesa del piano regolatore. Per altri quello che sta accadendo nelle ultime settimane in tutta l’area è invece frutto di altre e antiche problematiche: un caos normativo dove in troppi comandano. Sta di fatto che ci sono quindici situazioni dove occorre abbattere tutto ciò che è stato realizzato negli ultimi anni perché gli abusi fatti su aree demaniali non si possono sanare.

Ed emergono un paio i casi clamorosi: quello del ristorante la "Baita" lungo strada tra i Due Porti e il caso della Compagnia della Vela sempre lungo la stessa strada. Le ordinanze di demolizione arrivano direttamente dal Comune dopo le ispezioni fatte dai tecnici dell’amministrazione, della Capitaneria ed anche da parte dell’Autorità portuale.

"Io ho dovuto – dice Toni Di Filippo, titolare con la moglie della Baita – abbattere una parte della veranda ai lati del locale e quindi devo chiudere ed eliminare l’isola che ho realizzato, attraversata la strada, sul bacino portuale. Ho perso 60 posti e tutto questo arriva su lavori che sono stati fatti prima degli anni Duemila con tanto di autorizzazioni che sono arrivate dalla Capitaneria di Porto e nessuno ha mai sollevato problemi di alcun genere. Adesso sta accadendo questo benché abbiamo speso, un po’ tutti e di tasca nostra, anche i soldi per la realizzazione della rete fognaria collegandola a quella comunale che è sotto il ponte per Soria. Stiamo cercando di capire ora come andare avanti anche perché abbiamo perso una sessantina di coperti. Qui al porto noi operatori siamo considerati cittadini di serie B. Un caso simile al nostro si è verificato a Jesolo dove però i vari enti interessati sono riusciti a trovare una soluzione. Concludo dicendo, per escludere equivoci, che noi abbiamo pagato sempre le concessioni demaniali".

Per la cronaca senza l’eliminazione di questi ‘abusi’ a De Filippo e signora avrebbe anche tolto la licenza che è stata prorogata a tutto il 2025.

Storia addirittura kafkiana quella della compagnia della Vela perché il blocco che ospita questo circolo, ha una storia particolare. Racconta il presidente, Massimo Perrone: "Per una situazione che si era creata per un casotto abusivo, in accordo con la Capitaneria di Porto, quando comandava Musolino e dopo anche sotto il comando di Caligiore, e con tanto di avvallo giuridico dell’avvocatura dello Stato, che aveva dato via libera alla Capitaneria, abbiamo ristrutturato lo stabile dove siamo ora con l’accordo che alla fine delle opere la metà della parte ristrutturata l’avremo ridata indietro alla Capitaneria. La quale ora ha ricavato anche l’ufficio delle patenti nautiche. Ebbene ora emerge – continua Perrotta – che quello che abbiamo realizzato noi, e cioè il soppalco e la scala, sono stati dichiarati abusivi per cui due divani e una poltrona li abbiamo dovuti regalare. Non solo: perché abbiamo dovuto eliminare anche tutta la cucina perché anche quella viene ritenuta abusiva. E sottolineo che tutti i circoli hanno una cucina per quando si organizzano le regate. Accade questo solo da noi, perché sul fronte dello stabile in uso alla Capitaneria, che ci è costato fra l’altro oltre 50mila euro, il bagno – l’acqua la paghiamo noi –, va tutto bene così come tutto il resto. Qui siamo di fronte ad un clamoroso cortocircuito e se tanto mi dà tanto non immagino cosa possa accadere in altre situazioni portuali dove sono state realizzate costruzioni con lo stesso principio nostro e cioè solo con l’avvallo della Capitaneria e quindi senza Piano regolatore". Davanti al negozio "Nautic Store" è stata fatta abbattere un piccola ringhiera davanti all’entrata. "Conosco perfettamente la situazione – dice il sindaco Andrea Bianca ni – ed è molto complessa ma stiamo cercando di trovare una soluzione. Stiamo viaggiando all’interno di un ginepraio di norme ma vogliamo arrivare ad una soluzione perché stiamo parlando di attività e di persone che lavorano e non hanno fatto di certo speculazioni edilizie".

m.g.