Processo bio a Pesaro, tutti assolti i 23 imputati

Cadute le accuse di associazione a delinquere finalizzata alle false certificazioni e frodi alimentari. Abbracci, salti e pianti in aula

Militari della Guardia di Finanza mentre controllano in un porto un carico di cereali

Militari della Guardia di Finanza mentre controllano in un porto un carico di cereali

Pesaro, 17 dicembre 2022 - Da cento a zero. Tutti assolti i 23 imputati del processo sulle false attestazioni del biologico. Alla lettura della sentenza, gli imputati sono scoppiati in lacrime, avvocati compresi, e si sono scambiati baci e abbracci. Uno degli imputati ha persino abbracciato la cancelliera tanto era incontenibile la gioia. Alla scorsa udienza, la procura (pm Silvia Cecchi) aveva chiesto per loro in totale quasi un secolo di carcere, da un minimo di un anno a un massimo di 6 accusandoli di aver messo in piedi un’associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità e finalizzata alla frode in commercio e false certificazioni. Accuse, le ultime due, che si erano ormai prescritte. Un conto pesantissimo su cui ieri pomeriggio il giudice ha riflettuto chiuso in camera di consiglio per circa 4 ore e da cui è uscito con una sola parola per tutti: assoluzione, anche se nella formula della vecchia insufficienza di prove. Si chiude così, con un lieto fine per gli imputati, il primo round di un processo cominciato a 6 anni di distanza dalla richiesta di rinvio a giudizio e a 10 dall’inizio delle indagini. Indagini della Guardia di Finanza la quale, nel 2013, punta i riflettori su una presunta maxi truffa del biologico.

L’ipotesi era che venissero importati e commercializzati, in Italia e dall’estero, tra il 2009 e il 2013, cereali (come grano, mais, orzo, girasole, soia) e altri prodotti definiti "bio", ma a quanto si supponeva solo sulla carta. In realtà sarebbero stati cereali comuni dai costi nettamenti inferiori. E questo, secondo l’accusa, grazie a false certificazioni rilasciate dagli enti di controllo. La procura era convinta che dietro il falso "bio" ci fosse un’organizzazione a tenere i fili del traffico per affari da milioni di euro. C’è chi finisce anche in manette. Nove vengono arrestati (ai domiciliari), gli altri denunciati. Tra quelli finiti nei guai, anche imprenditori della nostra provincia, come Marcello Federici della ‘Fazoo mangimi’, l’azienda di Chiusa di Ginestreto, e Augusto Mentuccia, presidente del consiglio di amministrazione di ‘Suolo e salute’, la srl organismo di controllo che rilasciava le certificazioni bio. Per Mentuccia (difeso dall’avvocato Paolo Biancofiore), il pm Cecchi aveva chiesto 6 anni di reclusione. Stessa richiesta per Federici (assistito dall’avvocato Marco Baietta). Tra quelli che rischiavano 6 anni c’erano anche Bruno D’aprile, Franco Bozzola, Gianpaolo Romani, Carlo Gavino Sechi e Rossano Grimaldi. Cinque anni e mezzo di reclusione erano stati chiesti invece per Alessandro D’Elia e Daniel Ciubotaru; 5 anni per Luigi Valdinoci; 4 anni e 6 mesi ad Amelio Caputo (difeso da Roberto Brunelli), Antonio Becciu ( difeso dall'avvocato Arnaldo Faiola del Foro di Latina), Roberto Lilliu (difeso dall’avvocato Andrea Paponi) e Roberto Guardigli; 3 anni e 6 mesi ad Andrea Bandini; 3 a Riccardo Garoia e Paolo Massocco; 2 anni a Luca Bilò, Adriano Monagheddu e Michele Forteleoni e un anno e 6 a Marcello Grimaldi, Pancrazio Valastro e Luca Gelmetti. Tutti assolti ieri, pur col dubbio, perché il fatto non sussiste, tra commozione e scene di giubilo. Il pm Silvia Cecchi, all’uscita, ha detto: "Il fatto era molto complesso ed è naturalmente vocato alla valutazione di un collegio d’appello. Ed è quello che l’ufficio sicuramente farà". Ieri, sono stati dissequestrati anche i 23 milioni di euro. Erano sotto chiave da 10 anni.