A Pesaro il progetto Re-Esistere: il coraggio delle madri oltre la guerra

I ragazzi del Liceo Mamiani, assieme all'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, raccontano storie di donne

L'incontro dei ragazzi con Irina, al centro con la bandiera dell'Ucraina

L'incontro dei ragazzi con Irina, al centro con la bandiera dell'Ucraina

Pesaro, 25 marzo 2023 - La forza delle donne e la volontà di ricominciare: questo è il progetto “Re-esistere” dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che, con la collaborazione del Liceo Mamiani, hanno raccontato storie di donne, vittime della guerra non solo fisicamente, ma anche mentalmente, costrette a subire la partenza di mariti, figli, padri e fratelli. Centinaia i ragazzi che, con tanto interesse e anche leggendo poesie, hanno preso parte a questo progetto didattico, che ha permesso loro di poter vedere da vicino la crudeltà degli eventi bellici che coinvolgono il mondo: “Il racconto della guerra al femminile raccontato dai social non riuscirà mai a comprendere al pieno tutta la complessità – spiega Michele Corcio, vicepresidente nazionale Anvcg –. È importante imparare a riflettere partendo dai fatti e dai dati, senza farsi influenzare da pensieri faziosi. È troppo facile parlare di donne inscatolandole nella sola categoria di vittime: il contenuto di questo incontro sono le madri, coloro che riescono a donare una speranza per il futuro”. A indirizzare i ragazzi, inoltre, in questo percorso anche le giornaliste Asmae Dachan e Luciana Coluccello che, attraverso le loro esperienze di inviate, hanno spiegato ai ragazzi tutte le conseguenze della guerra, le storie di tutte quelle donne che hanno dovuto resistere per la loro famiglia.

Coinvolta anche una rifugiata ucraina, Irina, che ha raccontato il suo esodo, l’abbandono della patria natia per cercare rifugio in Italia, cominciato il 24 febbraio dell’anno scorso: “Quando è iniziata la guerra, non avevamo idea di come muoverci – spiega Irina, ancora commossa –. Io sono nata a Bakhmut, che ora è distrutta praticamente al 99% e la situazione è grave, mentre dove vivevo con la mia famiglia, a Kharkiv, la situazione è un po’ più calma, ma si è comunque dentro l’occhio del ciclone. Purtroppo, a causa della guerra, i miei parenti a Bakhmut sono morti, lasciandomi solo qualche nipote a Kharkiv. Appena iniziati i bombardamenti, io e la mia famiglia siamo andati per tre settimane dentro un rifugio. Mio marito, dopo quel tempo, ha deciso di caricare tutte le poche cose che avevamo dentro la macchina e partire per l’Italia. La strada era molto lunga e difficile, perché era pieno di altre famiglie in fuga. Abbiamo deciso di venire a Pesaro perché qua ci vive mia suocera e siccome venivamo spesso qui in vacanza conoscevamo bene il posto. Purtroppo non sappiamo quando potremmo tornare in Ucraina, la situazione è abbastanza grave e non sembra trovare una fine”. ‘Stop alle bombe sui civili’ diceva la maglietta dei ragazzi nel mentre che ascoltavano Irina, che con non poca commozione ha raccontato la sua storia.

A raccontare la propria storia, però, non è stata solo Irina: era presente, infatti, anche un dissidente politico russo, Igor, che ugualmente ha voluto descrivere la situazione dei russi contrari alla guerra: “Partiamo dal presupposto che questa guerra è una follia – ha spiegato Igor –. Mia madre e mia nonna sono originarie della Crimea, da noi mai considerata russa, ma ucraina. Quando scoppiò la guerra, feci un post su Facebook per esprimere tutto il mio dissenso e dopo qualche minuto mi arrivò una chiamata di un mio amico all’interno della polizia, il quale mi ha detto di aver fatto una foto al mio post e che avevo 24 ore per cancellarlo o sarebbero venuti a prendermi a casa mia. Questa guerra ha diviso anche i russi, amici, parenti, persone che si conoscevano da una vita pronte a fare le spie nei confronti degli altri solamente perché non sono a favore di questa pazzia. Io in Russia non ci potrò più tornare, perché rischierei il carcere o di finire arruolato in guerra, finché quel dittatore è al potere.