"Quando feci eleggere un contadino sconosciuto"

Luciano Trebbi, 90 anni ad agosto, racconta di quando disubbidì al partito "Lanciai Attilio Manenti alla Camera e battemmo il candidato di Ancona"

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Lo scorso agosto Luciano Trebbi ha compiuto 90 anni. Una delle figure “pubbliche” più note in città è da tempo presidente della Pia Unione, una confraternita a cui il Comune ha di recente revocato la custodia della chiesa del Carmine, in fondo al corso, per riconsegnarla alla diocesi. Ma Trebbi è soprattutto una figura molto conosciuta come ex, “cattivissimo”, vigile urbano e come intransigente militante comunista, prima nel PCI e poi in Rifondazione per cui è stato consigliere comunale per quasi vent’anni. Nella sua lunga militanza, di cui avrebbe molto da raccontare, a Trebbi piace soprattutto ricordare uno dei suoi tanti atti di “insubordinazione” al gruppo dirigente del partito.

Allora Trebbi arriviamo al ‘53, ci sono le elezioni politiche....

"....E sono importantissime. C’è in ballo la nuova legge elettorale maggioritaria voluta da De Gasperi, la cosiddetta legge-truffa, e il PCI è alla disperata ricerca di candidati autorevoli, magari reduci dalla Resistenza, per contrastare lo strapotere democristiano".

E cosa accade?

"Per Pesaro la candidatura viene proposta a Giuseppe Mari, insegnante scrittore e noto comandante partigiano con il nome di “Carlo”, il quale rifiuta. Come candidatura di servizio, non eleggibile, la scelta cade su Attilio Manenti, contadino e capo-lega sindacale della zona di Urbino".

E tu cosa fai?

"All’insaputa dello stesso candidato organizzo una campagna elettorale a tavoletta per indicare sulla scheda la preferenza a Manenti coniando uno slogan, avveniristico per quei tempi: “cammina coi tempi, vota Manenti”. E Manenti viene eletto in barba alla volontà del comitato regionale del partito che aveva indicato perentoriamente un prestigioso candidato di Ancona reduce dalla Resistenza".

E il partito come reagisce?

"Una delegazione regionale va a Roma chiedendo l’intervento dell’autorevolissimo Luigi Longo affinché obblighi il Manenti alle dimissioni per ripristinare l’indicazione ufficiale del partito che prevedeva l’elezione del candidato di Ancona".

E Longo?

"Di fronte alla biografia politica di quel capo-lega capace e combattivo illustrata dalla delegazione regionale Longo invita tutti a riflettere. A quel punto è lo stesso candidato sconfitto a rinunciare invitando i suoi compagni a desistere. In fondo, afferma, il parlamento è pieno di avvocati e professori mentre i contadini sono molto pochi".

Cosa farà Manenti in Parlamento?

"Si impegnerà a tal punto nei lavori parlamentari che alle elezioni del 1958 verrà eletto al Senato nel collegio di Urbino".

Per te una piccola vittoria... "Beh, avevo visto più lontano dei dirigenti regionali del partito.

m.s.