In un pomeriggio di commozione, tra tante lacrime è spuntato un sorriso: quello di Andrea Ridolfi, fratello del defunto Fabio. Certo, dire addio a un proprio caro non è mai facile e neanche per lui lo sarà stato, ma Andrea era felice che Fabio avesse realizzato il desiderio di liberarsi dalla sofferenza che l’attanagliava da 18 anni. "Non bisogna essere tristi, ha ottenuto un diritto che gli spettava – spiega –. Capisco che assistere a un funerale faccia effetto, però Fabio non c’era più per il mondo già da tempo. Come ha detto a Marco Cappato, "abbiamo scatenato l’inferno". Il messaggio ricevuto da Lorenzo Pellegrini, poi, è stato un regalo enorme, così come l’aver saputo, sabato mattina, che avrebbe affrontato il fine vita in casa e non in una struttura". Le sei ore di procedura, "in realtà quasi otto", si sono però rivelate molto pesanti: "In questi 18 anni, Fabio ha sempre mantenuto lucidità, mentre le ore finali sono state molto peggio. Per questo ringrazio lo Stato, l’Asur, le istituzioni, la politica – afferma, sarcasticamente –, perché si sarebbe potuto concludere tutto in tre minuti. Invece, così ci hanno concesso di osservarlo per otto ore smettere di respirare, e non è stato bello, mentre lui aveva richiesto qualcosa che gli spettava. So di essere sarcastico, ma noi avevamo seguito le regole che ci sono state imposte e spero che nessuno, in futuro, debba passare attraverso queste esperienze. La comunità di Fermignano, però, è stata fantastica: le tante persone che hanno lasciato un messaggio, che ci si sono strette attorno, la presenza della gente, sono state un grande messaggio d’affetto che abbiamo apprezzato molto". Lo stesso Cappato era presente ed è intervenuto dopo il funerale. Nessun sarcasmo nelle sue parole, solo una condanna verso gli ostacoli incontrati per giungere al fine vita ...
© Riproduzione riservata