"Quel giorno non andate al mare"

Il legale ha ripreso, al contrario, la nota battuta craxiana del 1991 che esortava a schivare le urne

Non c’erano solo politici-politici a parlare ieri mattina dei 5 quesiti del referendum ma anche politici-avvocati. Come il legale Donatella Forlini, responsabile regionale sulla giustizia di Forza Italia: "Direi che per domenica 12 giugno sarà bene non seguire il consiglio che diede Craxi nel ’91 di ’andare al mare’. Chiedo ai cittadini di non andare al mare ma ai seggi a votare i 5 sì. Non si pensi che la legge e il codice penale siano sbagliati o superati, no, sono attualissimi e non servono riforme profonde, ma quello che è urgente è far rientrare la giustizia nei binari costituzionali, con separazioni delle funzioni dei magistrati e non delle carriere. Perché ora difesa e accusa non sono sullo stesso piano, vogliamo che vengano ribaditi i principi di equità".

L’avvocatessa Elena Fabbri dell’associazione Gens Nova è partita dalla separazione delle f funzioni prendendo spunto dal magistrato, ora in pensione, Piercamillo Davigo: "Grande figura di giudice, ma ha passato una vita alla procura di Milano e poi è andato a fine carriera in Cassazione, a giudicare. Come avrà esercitato la sua funzione, con quale spirito? Sono domande che il cittadino si pone visto che ci sono ancora queste porte scorrevoli tra funzioni. Noi chiediamo che non ci siano più. Così come non può essere tollerato che a giudicare i magistrati siano solo i magistrati, e non è un caso che oltre il 99 per cento dei fascicoli valutativi abbiano un esito positivo. E’ tempo di far nascere un organo terzo di valutazione perché i Palamara sono molti di più di quanto si creda. Quindi i cittadini devono farsi sentire, agire, incidere col voto perché i magistgrati rispondano di ciò che fanno".

Infine ha ripreso la parola l’avvocato Alessandro Cirelli, che era anche nella veste di politico, dicendo che "ci sono stati 30.000 casi di errori giudiziari, 900 milioni di risarcimenti e solo 12 magistrati condannati per colpa grave. Ma in pratica, siamo al punto che ogni magistrato fa quello che gli pare, è una giustizia imbevuta di vaghezza, ai clienti posso solo dire che la ragione è dalla nostra parte ma un giudice può pensarla al contrario e diventare fonte di diritto autonoma. Siamo alla follia, questa è la situazione in Italia"