"Quel pestaggio al Campus mi fa sentire sconfitto"

Migration

Gentile lettore e nonno, credo che si tratti di una specie di retaggio dell’età mia e sua, ma quando a noi di altre generazioni ci capita di dover assistere a storie come quella del pestaggio, già brutte in sé ma ancor peggiori quando avvengono in ambito scolastico, ci sembra di stare parlando di un mondo che di sicuro non è più il nostro ma non so bene manco di chi sia veramente. Troppo facile fare del moralismo spicciolo legato all’emozione del momento, ma sono accadimenti come questi che contribuiscono a considerare tutta la zona del Campus scolastico qualcosa di estraneo, una specie di "enclave" che si riempie e si svuota di studenti come un soffietto senza avere un autentico rapporto vitale con il resto della città. Questo non è la causa dei misfatti ma costituisce una buona cornice entro la quale essi possono avvenire. Naturalmente il primo appunto è stato quello delle telecamere di sorveglianza che non sarebbero state tutte funzionanti, ma comunque il gruppo non è stato lì a pensarci visto che pare abbia agito a volti scoperti. Sarà comunque bene rendersi conto che non sono gli occhi elettronici a scongiurare le cose spiacevoli, lì al Campus come in altri posti della città. E’ la natura: il vuoto si riempie di ciò che trova.