Quel ruscelletto... è l’ennesima perdita della rete

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Il ruscelletto vien dalla campagna. E irrora i terreni alle porte di Pesaro. Sgorga dalla scarpatina ai piedi dell’Urbinate, all’altezza di Verde Mondo, e finisce in un vasto appezzamento a granturco, rinvigorendolo per la gioia dei coltivatori. Trattasi di acqua potabile, cioè della linea acquedottistica di Marche Multiservizi che corre parallela alla strada. Trattasi di rottura, una delle tante di questa estate torrida, con i tubi che si spaccano di continuo, specie lungo le linee più vecchie e malmesse, a causa del rinsecchirsi dei terreni. Il problema è che quella rottura è lì da tempo. Da molto tempo, a giudicare dalla piccola zona umida che si è formata e dai muschi comparsi sulle zolle intrise d’acqua. Almeno un litro al secondo, forse due, si disperde nei campi. Fanno 86.000 litri al giorno, due milioni e mezzo al mese e via dicendo. Uno spreco, in tempi di magra e di restrizioni, in cui i cittadini sono chiamati a un uso responsabile della risorsa, pena sanzioni pesanti. Ebbene, in questo caso lo scialo è del gestore. Marche Multiservizi è stata avvertita giovedì scorso. Trascorsa una settimana, la rottura è ancora lì. Forse anche perché nascosta alla vista dei più. Moltiplicate questi casi per l’infinito numero dei guasti ed ecco saltar fuori il numero delle perdite in rete: un terzo della nostra acqua (34 per cento nella provincia) si disperde strada facendo. Ma se poco si può fare in questa fase per rimediare alle cause (e molto ci sarebbe da dire sui mancati investimenti sulle reti negli anni), qualcosa si può dire sulla tempestività degli interventi. E anche sulla sbandierata capacità di rilevare le perdite. Nel caso in questione, non certo isolato, siamo alla voce colpevoli ritardi. E d’altra parte le lamentele dei cittadini in proposito si susseguono. Qualche settimana fa, nella zona del Trebbio della sconfitta, un’analoga rottura aveva richiesto tempi di intervento altrettanto lunghi. La nostra provincia preleva dall’ambiente 1.136 litri al secondo per scopo idropotabile. Circa 100mila metri cubi al giorno, 36 milioni in un anno. Un terzo di quell’acqua si disperde. Ogni uno per cento di riduzione delle perdite significa recuperare alla causa 120.000 metri cubi l’anno. Con il 10 per cento di riduzione si raggiunge l’equivalente del volume dei tre invasi presenti sul Metauro. Con lo sfangamento dei medesimi la cifra si raddoppia ulteriormente. L’acqua c’è, basta saperla cercare… vicino casa.