"Quello che ho capito dal cancro"

A 37 anni ha vinto la sua battaglia più difficile: "La prevenzione per me non esisteva. Non fate come me"

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di Tiziana Petrelli

"Ragazze, controllatevi sempre. Ricordatevi di farlo. A ottobre c’è anche il mese della prevenzione del tumore al seno, approfittatene. Perchè ci sono casi e casi. E purtroppo, non tutti finiscono come il mio". E’ un invito a non aspettare i 50 anni per fare lo screening ma di fare sempre attenzione ai segnali e cambiamenti del proprio corpo, quello lanciato alle giovani donne, dalla fanese Alessandra Fulvi Ugolini, 37 anni commerciante. "Questa storia inizia il 27 giugno 2019, quando mi è stato diagnosticato il cancro al seno - esordisce, con un groppo in gola -. Ho scoperto tutto da sola facendo la doccia. Di solito non amo andare dai medici ma in questa occasione ci sono corsa subito perché avevo uno strano presentimento".

Dal medico all’ecografia in uno studio privato, qui lo specialista le consiglia di fare immediatamente un ago aspirato e infine la tremenda sentenza dell’esame istologico che ha scosso un tranquillo pomeriggio di inizio estate. A fine giugno è partito il calvario di Alessandra, durato un anno e mezzo, che è coinciso in gran parte con l’emergenza Covid. "L’11 luglio ho cominciato la chemio. Ho fatto 6 mesi, fino a dicembre. Poi il 28 gennaio del 2020 mi hanno operata. Purtroppo ho dovuto fare altri sei mesi di chemio in compresse, ma ‘grazie a dio’ è andato tutto bene. Ieri l’ultima tac: è tutto negativo, non c’è più niente".

Sa di non potersi ritenere ancora guarita Alessandra "perché come dicono gli oncologi - le si rompe la voce in gola - devono passare dai tre ai quattro anni per dire di essere fuori da questo percorso". Deglutisce e riprende il racconto Alessandra. "E’ stata una botta, non me l’aspettavo. Nessuno se l’aspetta, penso. Però ho cambattuto con tutta me stessa, con mio marito sempre al mio fianco. Non ho mai lasciato il lavoro: facevo la chemio il giovedì e il venerdì ero già qui. Non è stato semplice, non so se ce l’ho fatta, però al momento sto bene".

In tutto questo dolore si ritiene fortunata Alessandra. "Sono sempre stata bene. Nonostante la chemio, gli esami, le biopsie, l’ansia infinita e la notte che non si dorme mai". Quando l’ha scoperto, il tumore era già 2 centimetri e tre. Tre millimetri più della misura minima per l’intervento. "Sono stata fortunata perché l’ho preso in tempo, se fosse stato più avanti non so. Era molto aggressivo. Non avevo mai fatto mammografie, né ecografie, né niente. Perché non ho casi in famiglia e in più mi ritenevo giovane. Voi non fate come me". Oggi si sente un’Alessandra nuova: "E’ come se fossi rinata. Di questo non smetterò mai di ringraziare il reparto di Oncologia di Urbino, la mia oncologa Stefania Guarino; la Senologia con il dottor Magalotti che è una persona fantastica, il dottor Barillaro, il chirurgo plastico Borboni e soprattutto Cinzia Torcolacci, la loro assistente, che mi ha dedicato mille attenzioni, senza dimenticare la dottoressa Paola Manna della Radiologia. Se ho combattuto così è anche per loro, che sono stati la mia forza, assieme alle infermiere e le oss, che nonostante le difficoltà del periodo Covid, sono state fantastiche".