"Questa città è già multietnica Non è giusto mettere regole così"

Medima Sabanovic viene dalla ex Jugoslavia ed è la titolare di un ristorante tipico bosniaco "Io non credo che sia razzismo, ma divieti come questo limitano troppo. Siamo nel 2022..."

Migration

Merima Sabanovic, a Pesaro, è per tutti "Miss Sarajevo". Titolare del ristorante di cucina tipica bosniaca in via Abbati se volesse potrebbe aprire in via Branca o in via Rossini, anche con l’entrata in vigore del nuovo regolamento del decoro urbano. Infatti il provvedimento non cassa i ristoranti, ma le gastronomie etniche "con cibo d’asporto che non facciano parte del patrimonio culturale enogastronomico locale e nazionale". Insomma il codice ateco 56.10.20. Miss Sarajevo ride.

"Vero, ma la gente cosa ne sa del codice ateco? Se dici che un kebab non potrà più aprire perché non è cucina italiana, è chiaro che il rischio di passare per razzista c’è. Le ragioni per cui locali di fast food, finger food o di street food non potranno più nascere lungo gli assi centrali della città andavano spiegate meglio per evitare i fraintendimenti che ci sono stati".

In generale ritiene che escludere bazar e asporto etnico dal cardo e dal decumano della città sia razzismo?

"Personalmente da parte del Comune ho avuto sempre il massimo sostegno: no, non direi razzista. E’ comunque una decisione molto limitante: siamo nel 2022, la città è già multietnica".

Ritiene che imporre la traduzione in una lingua comunitaria su insegne del negozio a fronte di espressioni incomprensibili per chi non conosce l’indiano, cirillico, cinese... sia razzismo?

"No. È solo un fatto di praticità usare lingue più conosciute per le insegne del locale, ma l’imprenditore per incentivare la clientela e non solo i propri compaesani, lo fa da solo. Non deve essere imposto".

I cevapcici – piccole salsicce con panino e salsa e cipolla fresca – sarebbero perfetti come finger food...

"Certamente: rispetto ad avere un ristorante, il fast food è molto più conveniente. E’ un investimento di tutt’altro ordine. Per questo dico che per un imprenditore nel 2022, quella posta dal Comune, è una limitazione. Si sa poi che le vie principali sono le vere “vetrine“, mentre nelle vie laterali si viene appositamente se interessati".

La sua posizione attuale, in pieno centro storico, non troppo lontano ma fuori dal cardo e decumano, la penalizza?

"No. Non mi trasferirei perché amo il centro storico e le vie laterali hanno certe volte più fascino da quelle principali. Chi vuole trovarci ci trova benissimo anche venendo da fuori Pesaro come spesso capita nel mio ristorante".

Ha aperto nel 2019. Come è finita in via Abbati?

"Le aperture dei ristoranti nel centro storico sono limitate dalle normative e una di queste comprende la canna fumaria. L’attuale ce l’aveva. Per cui ho fatto necessità, virtù. Di locali idonei per un ristorante non ce ne sono tanti. Quindi anche volendo dubito si possano aprire lungo il cardo e il decumano".

Ha idee per lo sviluppo del centro storico?

"Continuare a organizzare eventi, piccoli e grandi. Vorrei un bel festival della letteratura".

Solidea Vitali Rosati