Pesaro, ragazzino accusa allenatore: "Mi palpeggia"

Il tecnico indagato per abusi sessuali su minore. Il 14enne ha raccontato che lo induceva a fare anche videochiamate erotiche

Una squadra (archivio)

Una squadra (archivio)

Ha allenato diverse squadre di giovanissimi calciatori pesaresi. E ora uno dei suoi baby giocatori, un ragazzino di 14 anni, lo ha fatto finire nei guai con accuse molto pesanti. Ha detto che il mister lo avrebbe palpeggiato nelle parti intime, coinvolto in videochiamate a sfondo erotico in cui lo invitava a toccarsi e in altre occasioni gli avrebbe dato appuntamento e portato a fare un giro con la sua auto nelle campagne pesaresi. Ma, anche in questo caso, secondo l’accusa, non per parlare di calcio. I fatti risalgono allo scorso anno. A fare denuncia sono stati i genitori della presunta vittima, un 14enne pesarese, il quale, dopo un po’ non è riuscito a reggere il peso di quello che gli stava succedendo e ha raccontato tutto al padre e alla madre. E l’allenatore, un 28enne residente a Pesaro da anni, è stato indagato dalla procura di Pesaro (dal pm Giovanni Narbone, ora a capo della procura di Macerata) per atti sessuali con minorenne. Narbone aveva chiesto per il 28enne gli arresti domiciliari, ma il giudice aveva deciso per una misura più lieve, quella del divieto dell’esercizio di allenatore. Nel frattempo però l’indagato aveva deciso di dire addio all’attività con i ragazzini. E quindi, non c’è stato bisogno di imporgli il divieto di scendere in campo tra i minori.

La procura lo aveva interrogato. E, a quanto emerge, il 28enne aveva dato una versione che confermava solo in parte le accuse. Avrebbe ammesso lo scambio di messaggi. Dai telefonini setacciati dagli inquirenti risulta che sarebbero stati cancellate molte conversazioni. Contatti di cui c’è però traccia nei tabulati. Di questi sms invece ne sarebbe rimasto uno in cui l’allenatore scrive al 14enne parole come "facciamo quello che avevamo detto" alludendo, a detta della procura, a quelle carezze proibite. Contro di lui, c’è soprattutto la parola della presunta vittima. Le avances dell’allenatore non sarebbero mai avvenute in campo o negli spogliatoi. Il 28enne, secondo la ricostruzione dell’accusa, si sarebbe fatto avanti con il minore dopo aver lasciato l’incarico con la squadra. Il primo incontro di persona tra i due sarebbe stato nell’abitacolo della macchina dell’uomo, nel verde delle campagne intorno alla città. L’indagato ha negato che sia successo qualcosa, riferendo che in quell’occasione l’auto si era impantanata e aveva dovuto chiedere aiuto per uscire dal fango. Opposta la versione del 14enne, che ha raccontato di un tentativo di approccio. E a febbraio prossimo sarà chiamato a ripetere in aula tutte le accuse contro il suo ex allenatore.