Rea, il jazz delle emozioni "Ogni concerto è un viaggio"

A Mercatello sul Metauro, stasera in scena l’eclettico pianista veneto per una straordinaria performance "tra citazioni ai Beatles e a De Andrè"

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MERCATELLO

Terre Sonore propone questa sera (21.15), a Mercatello sul Metauro, in Piazza San Francesco, un imperdibile concerto con Danilo Rea. La rassegna di Fano Jazz Network ospita un pianista tra i più raffinati e lirici del panorama jazzistico europeo con concerti sold out ovunque e che vanta innumerevoli collaborazioni in ambito jazzistico. Ma grazie all’ecletticità che lo ha sempre distinto non sono mancate nemmeno quelle in ambito extra jazzistico, in studio o dal vivo, con Mina - di cui è diventato uno dei musicisti di fiducia – e poi Gino Paoli, Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia e tanti altri. Studi classici alle spalle, il pianista veneto ha nella sua curiosità e nella continua ricerca musicale, il suo punto di forza. Genio dell’improvvisazione, Rea è unanimemente riconosciuto per il suo gusto, la sua tecnica, il suo suono.

Rea, un concerto per piano solo. C’è un filo logico che la guida o è solo improvvisazione? "Io parto dall’improvvisazione, sempre. Molto dipende dalle condizioni, dal momento, dalle sensazioni ma quasi sempre fino a un momento prima di salire non so nemmeno io cosa suonerò".

Non c’è dunque un filo conduttore che lega la sua performance?

"Quello dell’emozione, dei ricordi, dalle colonne sonore della mia vita. Attingo a temi che mi sono cari e che ho accumulato in anni di esperienza e fanno parte del patrimonio comune: dalle arie d’opera ai cantautori. C’è l’esperienza con Mina, con Gino Paoli. In ogni concerto inizia un viaggio che non so esattamente dove mi porti e con me il pubblico".

Improvvisazione d’accordo ma ci saranno due o tre temi ai quali lei non rinuncia...

"Sì in effetti un paio di citazioni ci sono sempre. Una è ai Beatles; l’altra sicuramente a De Andrè. Bocca di Rosa in particolare non può mancare. Mi piace farla perché quell’arrangiamento estemporaneo nacque qualche anno fa. Ed anche La Canzone di Marinella alla quale mi lega un ricordo particolare".

Quale ricordo?

"Non ho mai incontrato De Andrè anche se lui ha cantato in studio di registrazione sul mio pianoforte con Mina proprio in Marinella. La incisi nello studio a Lugano e lui sovraincise in un altro studio la sua voce. Fu credo l’ultima cosa che cantò prima di morire. Poi qualche anno dopo Dori Ghezzi mi chiamo per incidere un intero disco su Fabrizio: da lì è iniziata la mia assidua frequentazione con De Andrè".

A proposito di frequentazioni quella con Gino Paoli è stata una delle più feconde...

"Con Gino abbiamo fatto centinaia di concerti. Prima in gruppo e poi lui e io solamente. E abbiamo visto che funzionavamo benissimo. Sono nati così tre dischi ed una collaborazione che dura da almeno 12 anni".

Quanto è stata importante la sua formazione classica?

"Fondamentale, soprattutto per la cura del suono che mi hanno inculcato molto bene. E poi lo studio dei grani musicisti classici è utilissimo ed è capace di aprirti molti orizzonti".

Claudio Salvi