ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Referendum, alunni contro prof: “Voleva dirci come votare”

Alcuni studenti del Mamiani puntano il dito contro una docente e consigliera del Pd: “Perché ha fatto lezione l’ultimo giorno utile prima delle urne? Obiettivo politico, non didattico”

La lezione messa sotto accusa dagli studenti

La lezione messa sotto accusa dagli studenti

Pesaro, 11 giugno 2025 – Indottrinamento? No grazie”: studenti del Mamiani contro la lezione sul referendum dell’8 e 9 giugno scorso. “Non accettiamo che la scuola diventi un palcoscenico per chi fa politica attiva”.

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È questo il messaggio che arriva da un gruppo di studenti delle classi quarte e quinte del liceo Mamiani. Ragazzi che, alla vigilia del voto referendario, hanno partecipato ad un incontro tenuto da una loro insegnante, nonché consigliera comunale del Pd, Simonetta Drago. La lezione si è svolta in classe, l’ultimo giorno di scuola.

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L’intento dichiarato dell’incontro era quello di illustrare i quesiti referendari nell’ambito dell’educazione civica. Ma secondo gli studenti che hanno scritto al Carlino si è trasformato in un’occasione “costruita ad arte” per indirizzare le scelte degli alunni maggiorenni. “Quella che avrebbe dovuto essere una corretta lezione di educazione civica si è rivelata tutt’altro – scrivono –: un tentativo evidente e malcelato di influenzare il nostro voto”.

Gli studenti hanno quindi scritto una loro ‘riflessione aperta’. “Ci chiediamo: perché proprio l’ultimo giorno utile prima del voto? Perché convocare solo quarte e quinte, se non per parlare a chi ha già o avrà diritto di voto? A tutti è parso chiaro che l’obiettivo fosse politico, non didattico. Siamo rimasti amareggiati nel vedere come il materiale ministeriale, neutro e oggettivo, sia stato appena citato, mentre gran parte del tempo sia stato occupato da una narrazione di parte, che lasciava ben poco spazio a dubbi su quale fosse la posizione della professoressa che ha esordito dicendo di voler essere imparziale ma che poi a più riprese ha ammesso di non riuscire ad esserlo.

Alcuni di noi sono stati invitati a partecipare, altri praticamente ’quasi obbligati’ in funzione del ruolo rappresentato dall’interlocutore. E molti docenti, in disaccordo, hanno scelto di non essere presenti durante l’iniziativa. Ci è stato detto che questa ’lezione’ rientrava nell’Educazione civica. Ma non era approvata dal consiglio di istituto, né prevista dal piano dell’offerta formativa, né condivisa dai consigli di classe. Non c’era nulla di ufficiale: ci è sembrata solo un’occasione costruita ad arte. Una propaganda che, in virtù delle modalità con cui è stata esercitata, non solo non ha influenzato la nostra libera scelta di votare o di non votare, ma che non ci è servita neppure per riflettere in modo coscienzioso.

Siamo rimasti in silenzio per rispetto dei ruoli, ma non vogliamo più che questo accada. Abbiamo il diritto di formarci un’opinione autonoma, senza pressioni e senza che qualcuno, sfruttando il proprio ruolo, ci dica come pensare. Stiamo rappresentando una parte, seppur consistente, degli studenti delle classi quarte e quinte coinvolti in questo episodio irripetibile, siamo studenti che amano la libertà di pensiero e credono nella capacità critica, unica ed individuale di ognuno di noi, con questi sentimenti ci auguriamo, che episodi del genere non si ripetano mai più”.