REDAZIONE PESARO

Referendum, il confronto. Cgil: "Con il sì tutele ai lavoratori". Confindustria: "No, si torna indietro"

Dal sindacato: "Chi è licenziato ingiustamente, ora ha diritto solo ad un indennizzo, non a rientrare in azienda". Gli imprenditori: "Pronti al confronto su sicurezza e altro, ma prima serve un nuovo piano industriale per il Paese".

Dal sindacato: "Chi è licenziato ingiustamente, ora ha diritto solo ad un indennizzo, non a rientrare in azienda". Gli imprenditori: "Pronti al confronto su sicurezza e altro, ma prima serve un nuovo piano industriale per il Paese".

Dal sindacato: "Chi è licenziato ingiustamente, ora ha diritto solo ad un indennizzo, non a rientrare in azienda". Gli imprenditori: "Pronti al confronto su sicurezza e altro, ma prima serve un nuovo piano industriale per il Paese".

Il Job Act è stata più una operazione ideologica che altro – osserva Roberto Rossini, segretario provinciale Cgil –. Non è vero che è difficile licenziare per ragioni economiche: lo dicono i dati dei licenziati durante la crisi del 2008. E’ vero invece che l’attuale normativa crea disparità tra i lavoratori e toglie tutele sostanziali a chi viene licenziato in modo illegittimo. Per cui invito i cittadini a votare sì, al primo per eliminate una disparità di trattamento tra i lavoratori assunti nella stessa azienda, ma prima o dopo il 7 marzo del 2015 pre o post Job Act. E poi oggi trovare un nuovo posto di lavoro è difficile e lungo: oltre all’ingiustizia di essere sbattuto fuori, il lavoratore deve gestire un problema più grande. Il diritto alla reintegra dà al lavoratore il tempo di riorganizzarsi. Voterei sì al secondo quesito perché in un’azienda con meno di 15 dipendenti, il datore di lavoro non è tenuto a riprendere il lavoratore licenziato ingiustamente, ma deve un’indennità compresa tra due e sei mensilità. Una somma che a fronte della perdita di lavoro dà una autonomia limitatissima al lavoratore. Inoltre il lavoratore può rinunciare a difendersi davanti ad un giudice per paura del costo di una causa di lavoro dall’esito non scontato. Dico Sì al terzo quesito perché non è vero che elminare l’obbligo di esprimere le ragioni di assunzione (causale) per un anno hanno portato flessibilità al mercato del lavoro, ma è evidente che abbia precarizzato l’occupabilità dei lavoratori. E poi Sì al quarto perché il lavoratore, in caso di infortunio sul luogo di lavoro, avrà maggiori possibilità di essere risarcito dal datore di lavoro del danno anche quando è dipendente di una ditta che opera in subappalto. Infatti le aggiudicatarie sono più grandi e solide: è difficile che “spariscano“ da un giorno all’altro come invece accade per le stazze minori. Inoltre, responsabilizzare le ditte appaltatrici vuol dire spingere le stesse aziende a verificare gli standard di sicurezza garantiti dalle ditte che operano in subappalto.

s.v.r.