Pesaro, 24 aprile 2025 – “Quando ho visto la lettera mi sono sentito la responsabilità di chiamare subito. Purtroppo la lettera era finita in mezzo alle carte, vi chiedo scusa”. La voce morbida di Papa Francesco, le parole scandite lentamente, riemergono da un video di 5 anni fa. E’ la registrazione di quella telefonata che il pontefice fece ad Irene Mercuri, assistente sanitaria del Distretto di Pesaro. Proprio lì, mentre si trovava in corsia, il cellulare di Irene si illuminò per la chiamata giunta da un numero sconosciuto. “Ciao Irene, sono Francesco. Sono il Papa”.

La telefonata fu registrata dai colleghi di Irene, condivisa e a un certo punto addirittura smarrita, cancellata per sbaglio dalla stessa Irene. Per fortuna la direttrice del Distretto, Elisabetta Esposto, l’aveva serbata come un dono prezioso. Che oggi riemerge, come una carezza dall’aldilà.
"Grazie per tutto quello che avete fatto – dice il Papa rivolgendosi ai sanitari di Pesaro, città che più di altre pagò il prezzo della pandemia -, l’ho detto sabato scorso all’incontro con il personale della sanità, perché voi siete degli eroi, non vi siete nascosti sotto il letto, siete andare a lottare. Vi faccio i miei auguri e vi do la mia benedizione”.
Nel marasma della prima, drammatica ondata Covid, Irene aveva indirizzato al Papa una lettera scritta al lume della rabbia. La rabbia per non riuscire a trovare un senso alla sofferenza di quei pazienti che affollavano giorno dopo giorno gli spazi ospedalieri. Tra loro c’era Francesco Foschi, di Vallefoglia, la cui vita era appesa a un filo. Irene parlò di lui al Papa, dei suoi progetti di vita con la fidanzata Gioia, che sembravano vanificati da una insensata piaga contro cui ci si sentiva inermi. “Adesso chiamo la Gioia promise infatti il pontefice in quella telefonata, mantenendo la parola -, salutatemi Francesco, e grazie ancora per quello che avete fatto”.
Francesco guarì, oggi ha un figlio e un’altra in arrivo. E’ sposato con Gioia.