Ricci, le ore decisive per la candidatura Riunione al Nazareno con Letta, poi decide

Il sindaco di Pesaro ancora non ha escluso la possibilità di correre per le politiche del 25 settembre: oggi però romperà gli indugi

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Altri sindaci si sono ufficialmente tirati indietro, lui no. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, deve ancora sciogliere la riserva sull’ipotesi della candidatura alle Politiche del 25 settembre. Presumibilmente lo comunicherà oggi, dopo l’incontro al Nazareno con il segretario Enrico Letta e gli altri sindaci dem, di cui Ricci è coordinatore nazionale. Nelle ultime ore i confronti sono stati serrati. La motivazione è importante, ma il prezzo della candidatura potrebbe essere molto salato. "Più rafforziamo Letta e il Pd e più saremo competitivi – ha detto Ricci da coordinatore nazionale dei sindaci dem –. L’obiettivo è essere il primo partito e Letta è l’alternativa politica e culturale alla destra sovranista della Meloni".

L’obiettivo, insomma è rispondere alla chiamata alle armi che Enrico Letta ha rivolto ai sindaci dem, invitandoli a candidarsi direttamente o a costituire una "federazione di liste civiche per tesorizzare il voto di prossimità". Cioè? "Il 70% dei sindaci italiani è di area di centrosinistra – ha detto Ricci, sul palco della Festa dell’Unità a Baia Flaminia –. Se io fossi l’allenatore li farei giocare. Se non altro per recuperare quel voto di prossimità che alle amministrative continuiamo ad avere e alle politiche non abbiamo più. Nelle frazioni, come sindaco sono stato votato, mentre alle politiche e alle europee il voto è stato per altri. La sommatoria di questa energia locale è una carta in più". Ancor di più dopo la rottura dell’alleanza con i pentastellati di Conte e la fine del Campo largo. Tanto che per Ricci "l’apporto degli amministratori locali del Pd, in queste elezioni, sarà fondamentale". Cosa rallenta la decisione di Ricci? Il prezzo salatissimo a cui rischierebbe di andare incontro il Comune di Pesaro. In pratica, secondo l’interpretazione largamente maggioritaria della previsione normativa, in caso di dimissioni del sindaco il Comune sarebbe commissariato (e non affidato al vicesindaco) fino alle nuove elezioni di primavera. Ma c’è secondo Ricci e altri sindaci, un margine di incertezza interpretativa, per cui è stato chiesto un parere al Ministero degli interni, che ieri non era ancora arrivato.

I tempi stringono. Con le elezioni anticipate i sindaci dovrebbero dimettersi entro venerdì, cioè entro i sette giorni successivi alla pubblicazione del decreto di scioglimento delle Camere. Anche se ieri è circolata un’altra data di scadenza per presentare le dimissioni, cioè il 21 agosto, termine ultimo per la presentazione delle liste. "Stiamo approfondendo con il Ministero degli Interni – ha confermato Ricci – . E’ certo che nessuno lascerebbe commissariare il proprio Comune visto il momento delicatissimo: oltre alla questione sociale ci sono i fondi del Pnrr da mettere a terra in tempi record". Tanto è vero che proprio ieri Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona – come Dario Nardella e Giorgio Gori, prima di lei – ha detto che non si candiderà alle politiche del 25 settembre. Ricci, invece, aspetta di denire il quadro: "Parlerò domani", ha detto ieri. "E comunque sia – ha aveva annunciato nei giorni scorsi al Carlino – da candidato o da non candidato farò campagna elettorale, pancia a terra, per far prevalere le forze democratiche e responsabili contro la destra peggiore d’Europa, in un momento storico delicatissimo". Oltre all’incubo commissariamento pesa che di venire eletto non c’è certezza (Minniti insegna). Poi con il ridimensionamento dei rami del Parlamento la guerra rischia di essere fratricida. Gli aurispici dicono che Ricci resterà in Comune.

Solidea Vitali Rosati