LUCA AMODIO
Cronaca

Rigore: pestato l’arbitro di 18 anni. Botte e sediate da un genitore. Ferite gravi, finisce in ospedale

Follia dopo la partita Under 13 tra l’Arezzo e la Vis, protagonista il padre di un ragazzo biancorosso. L’uomo, 45 anni, residente a Pesaro, ha chiuso a chiave il direttore di gara e lo ha aggredito, anche a morsi. .

È entrato negli spogliatoi e ha chiuso la porta a chiave. Dentro c’era un ragazzo di 18 anni: l’arbitro che fino a pochi minuti prima aveva diretto la partita decisiva tra l’Arezzo Calcio e la Vis Pesaro, finaliste del Memorial Mirko Poggini che si è disputato allo stadio comunale della città toscana. Una partita Under 13. Chi si è trovato davanti il giovane ufficiale di gara, aretino, è stato un genitore pesarese di 45 anni, S.F., inferocito che si era fatto trovare lì per un solo motivo: picchiarlo. Ha iniziato a colpirlo con ferocia: calci, pugni, un morso alla spalla e, infine, una sedia usata per infierire con altri colpi. Un pestaggio in piena regola. Un epilogo folle per il torneo dedicato alla memoria di un dirigente delle giovanili amaranto scomparso due anni fa. Un momento riservato a baby calciatori, poco più che bambini, che era filato liscio durante le varie partite che avevano visto in campo anche i ragazzi di Siena, Carrarese, Pontedera e Nuova Alba. Divertimento e ricordo erano i propositi dell’iniziativa; e invece l’unico risultato per cui si ricorderà l’edizione 2025 è un altro: quaranta, come i giorni di prognosi rimediati dal giovane arbitro. Il risultato della violenza. Quella di un genitore che, invece di dare l’esempio ai figli e ai compagni di squadra, si è macchiato del gesto più grave. I "motivi" – si fa per dire perchè non esistono – sarebbero legati forse a un calcio di rigore con cui i baby amaranto si sono guadagnati la vittoria.

Un tiro dal dischetto che, tra l’altro, non era stato minimamente contestato dai ragazzi in campo, che stavano semplicemente giocando a pallone. Tutta la dinamica dei fatti dovrà ovviamente essere accertata dai carabinieri, che stanno proseguendo le indagini: sarà ascoltato chi potrà fornire elementi utili a ricostruire i contorni dell’aggressione. Ma i punti chiave paiono già abbastanza chiari: il blitz negli spogliatoi, la furia cieca contro il ragazzo e il tentativo di fuga. Tentativo, appunto. Perché i carabinieri di Arezzo, con l’aiuto anche dei dirigenti amaranto, ci hanno messo poco a individuare l’aggressore: un genitore di 46 anni, italiano, residente a Pesaro, senza precedenti penali. Fino a ora. Perché una denuncia è già partita. Da una parte perché la prognosi è di quaranta giorni, dall’altra perché l’ipotesi di reato è quella di lesioni aggravate, considerato l’uso della sedia come oggetto contundente. Entrambi gli elementi hanno consentito ai carabinieri della stazione di Arezzo di procedere d’ufficio: il genitore è stato denunciato a piede libero per lesioni e sequestro di persona e nel frattempo è già tornato a Pesaro. Per lui, al momento, non sono state disposte misure cautelari.

Intanto sarebbe già partita la procedura per il Daspo. I carabinieri trasmetteranno l’informativa in Questura, che deciderà il da farsi. Viste le caratteristiche del fatto, non sembrano esserci grandi dubbi sull’applicazione del provvedimento. Il ragazzo, nel frattempo, ha trascorso la serata al pronto soccorso: dalle 21 a mezzanotte. Le ferite sono risultate guaribili in quaranta giorni: ha riportato lesioni dall’addome alla testa, la clavicola e il braccio, esito di una serie di colpi inferti a mani nude e con una sedia, non prima di aver subito un morso. Una vergogna. Un fatto gravissimo.