Pesaro, rissa al Campus. "Spedizione punitiva, scene agghiaccianti"

Parla il preside dello scientifico Rossini: "Ho visto i video, hanno agito da squadristi"

I carabinieri al campus (Fotoprint)

I carabinieri al campus (Fotoprint)

Pesaro, 7 febbraio 2019 - «Una spedizione punitiva in piena regola. Assolutamente inaccettabile. Nessuno la passerà liscia, perché vedere la foga del branco accanirsi su un paio di ragazzi, con calci, pugni in testa, strattonate con l’atteggiamento degli squadristi non può passare come una ragazzata». Il preside del liceo Marconi Riccardo Rossini, a dodici ore dalla scazzottata avvenuta fuori un Istituto superiore del Campus scolastico torna sull’accaduto con fermezza. Ieri mattina i carabinieri sono stati a scuola, oggi acquisiranno i video registrati dalle telecamere. «Solo oggi (ieri per chi legge) ho potuto visionare quanto accaduto – spiega Rossini –. Sono rimasto impressionato dalla rabbia con cui una ventina di ragazzi ha circondato e attaccato i giovani della fazione opposta. E’ gravissimo quanto accaduto – continua Rossini – anche perché la spedizione punitiva è stata proprio organizzata con una ventina schieratisi contro tre».

La scazzottata è avvenuta all’altezza del Bramante Genga, un quarto d’ora prima delle 14. «Questo perché i tre giovani sono stati inseguiti dal branco in attesa che uscissero – spiega il preside –. Si vede proprio che si tratta di una cosa premeditata, organizzata». Il campus è un complesso abitato da oltre 4mila studenti. Ma le scuole hanno orari d’uscita diversificati: si esce a ondate. Tra i presenti, ripresi dalle telecamere, non tutti hanno preso parte, qualcuno è rimasto a vedere, poi si è dileguato capendo che non era per niente uno scherzo e che gli animi si stavano scaldando fin troppo. «A chiamare le forze dell’ordine sono stati gli insegnanti – spiega il preside –. Una nostra docente è arrivata, mettendosi in mezzo tra i ragazzi che con spintoni, calci e botte in testa avevano agganciato un liceale». Lui è l’unico che dei tre, attaccato dal branco, ieri è tornato a scuola. «Ho parlato con lui – racconta il preside –, ho sentito le famiglie con i figli ancora a casa per essersi beccati i pugni in faccia. Qui non è il far west e i limiti sono stati tutti valicati».

All’arrivo dei professori, i primi a fuggire sono stati proprio quelli che hanno sferrato i pugni e i calci. Sull’identità delle persone coinvolte ci sono le indagini in corso. «Sono diversi i minori presenti – spiega il preside –, ma non escludo che al gruppone di una trentina di studenti si possa essere aggiunto qualcuno di più grande, proveniente da altre scuole o addirittura estraneo al Campus. Ma una cosa è chiara». Quale? «La contesa amorosa è stata la scusa iniziale. Poi ho visto solo la volontà di menar le mani: la rissa è diventata una rissa e basta». I tre protagonisti della contesa amorosa – i due contendenti rivali per l’amore di lei – nessuno è dell’Istituto Ispia Benelli, ma sono tutti liceali. In pratica in gita scolastica lei, fidanzata con uno si prende la cotta per un altro. Nasce la balorda idea della regolazione di conti che poi, purtroppo, c’è stata. Nessun videogioco, botte reali. «Ma questo esula totalmente dalla vicenda amorosa e tracima nei comportamenti indecenti i facinorosi che troppo spesso vediamo tra i giovani. La ragazza in questo non ha nessuna colpa, invece rischia di essere additata come la causa di quanto avvenuto. L’unica cosa che deve fare – conclude il preside – è aprire bene gli occhi e capire chi sono veramente le persone che vuole amare»