Pesaro, si risveglia dal coma: "Mi sentivo invisibile. E loro mi hanno ascoltato"

La storia di Giorgia, 36 anni, risvegliatasi dal coma dopo due mesi

Giorgia

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Pesaro, 21 settembre 2018 - Giorgia, ci racconti l’episodio che ha cambiato la tua vita? «Quattro anni fa, era il 24 aprile del 2014, il giorno del mio onomastico, stavo tornando a casa dopo aver passato qualche giorno con mia madre, che abita a Pesaro. A Udine, però, la mia vita s’è interrotta improvvisamente: in Romania non ci sono mai arrivata».

Cos’è successo?

«Un tir ha travolto il pullmino dove viaggiavo con altre sette persone. Sono rimasta in coma due mesi all’ospedale di Udine, tre in totale prima di essere dimessa. Al mio risveglio non avevo più nulla: nè il fidanzato, che si è dileguato, nè gli amici che dopo qualche telefonata di circostanza sono spariti, nè il mio lavoro in banca. Mi sentivo invisibile, non esistevo più per nessuno tranne che per mia madre, l’unica persona rimasta accanto a me».

Poi in mezzo alla tempesta hai trovato un’àncora: come?

«Mentre facevo l’ennesima seduta di fisioterapia ho letto di quest’associazione, La Gilda, che aiutava le persone a recuperare la loro vita dopo i traumi. Ho chiamato, mi ha risposto Carlo, qualcuno finalmente mi ascoltava. Mi sono sentita rinascere e da allora non li ho più lasciati. Ogni martedì vado con gioia agli incontri: lì trovo tante persone che hanno passato il mio stesso dramma e ci capiamo, con alcuni siamo diventati amici, in particolare oggi Stefania è come una sorella per me».

Cosa succede dopo un incidente così grave?

«Sono sempre stata una persona forte e indipendente, poi all’improvviso, a 32 anni, mi sembrava solo di fare pena a tutti. Ti senti un peso per chi si deve occupare di te e questo provoca forti sensi di colpa. Alla Gilda invece mi sento me stessa, con dei problemi da risolvere. E’ una seconda famiglia, spesso piango per la commozione quando sto con loro».

Dopo, però, sono successe anche delle cose belle, vero?

«Sì. Non ho mai smesso di credere nell’amore e ho trovato un altro ragazzo che mi capisce soprattutto sotto il profilo psicologico. Cerco anche di aiutare chi sta male perché so cosa vuol dire non trovare aiuto quando si ha bisogno. Ho anche molta fede nel Signore, credo ci sia qualcosa dopo questa vita, l’ho sperimentato e questa è una grande forza».

E il lavoro?

«Siccome sono stata in coma sono considerata invalida al 100% quindi non posso più lavorare, nè guidare: ma io vorrei, invece, per non sentirmi inutile, quindi sono in causa con lo stato, ho sei avvocati che mi seguono. Anche perché non ho ancora ricevuto il risarcimento dall’assicurazione dell’autista del tir che ha provocato tutto questo».

Come passi le giornate?

«Cammino tantissimo, faccio 10 chilometri al giorno, come mi ha consigliato il neurologo, vado in piscina a nuotare, a casa ho anche la cyclette. Non perdo neanche un minuto per cercare di recuperare i quattro anni che ho perso. Quando mi sono svegliata dal coma avrei voluto tornare là perché, anche se non ricordo niente, ho conservato una sensazione bellissima, di grande pace. Ma sono sopravvissuta e adesso ho una grande fame di vita».