Rivoluzione parrocchie. Nomine e accorpamenti. Ecco come cambia il volto dell’arcidiocesi

Si passa dalle Unità alle Comunità Pastorali, da 10mila abitanti ciascuna. Le prime quattro già definite con i responsabili. E arrivano anche burocrati.

Rivoluzione parrocchie. Nomine e accorpamenti. Ecco come cambia il volto dell’arcidiocesi
Rivoluzione parrocchie. Nomine e accorpamenti. Ecco come cambia il volto dell’arcidiocesi

L’arcivescovo Sandro Salvucci ha scelto la festività patronale di San Terenzio – un’occhiata dall’alto non fa mai male -, per presentare il suo nuovo progetto di ristrutturazione delle parrocchie dell’arcidiocesi. "La scelta era ormai matura - ha affermato Salvucci – ho preso questa decisione dopo aver dedicato il primo anno del mio ministero episcopale a conoscere persone, comunità, storia della chiesa pesarese". Scompaiono le Unità Pastorali e si costituiscono le Comunità Pastorali, le quali si estenderanno progressivamente a tutta la diocesi, fino a raggiungere un massimo di 13, con 10mila abitanti ciascuna.

Le prime quattro inizieranno subito la loro attività: San Martino, San Paolo e quartiere Torraccia, moderatore don Lorenzo Volponi; Santi Terenzio e Marina in Cattabrighe, Santa Maria delle Fabbrecce, San Lorenzo in Case Bruciate, Tre Ponti, San Giovanni in Babbucce, moderatore don Massimo Regini; Santa Croce, San Luigi, Santa Veneranda, moderatore don Mario Florio; Santa Maria Assunta in Montecchio, Corpus Domini in Padiglione, San Donato in Belvedere Fogliense. Moderatore don Marco Di Giorgio.

Dove stanno le differenze e le novità? "L’Unità Pastorale – fa sapere l’arcivescovo Salvucci - è l’unione di due o più parrocchie sotto la guida di un unico parroco mentre la Comunità Pastorale è invece l’unione di più parrocchie affidate a una cura pastorale unitaria: da un lato ci sarà un ‘gruppo di servizio’ comprendente presbiteri parroci, vicari parrocchiali, aiuti pastorali, diaconi e, in prospettiva, figure ministeriali laicali; dall’altro il ‘consiglio pastorale unitario’, che raccoglierà i rappresentanti delle parrocchie e delle realtà ecclesiali che sono parte della Comunità".

Uno dei parroci, indicato dall’arcivescovo sarà il moderatore, cioè il responsabile della nuova struttura, la quale, come già detto, sarà in sostanza più centrata sulla comunità. In presenza della costante e crescente carenza di nuovi sacerdoti, emergenza oggettiva da affrontare, la strategia non può essere che una "sollevare sempre più il parroco, e quindi i sacerdoti, dalle gravose incombenze delle questioni amministrative, che saranno gestite da distinti Consigli per gli Affari Economici e da economi parrocchiali, che agiranno in comunione sia con il parroco che con gli uffici di Curia". Nasce ufficialmente una "burocrazia parrocchiale" che va oltre il semplice volontariato, ogni Comunità Pastorale, a cominciare dalle prime quattro già sui blocchi di partenza e a seguire con le altre nove ancora in corso di costituzione, dovrà dotarsi di personale proprio e dovranno indicare dei laici, per i quali si potrà organizzare un corso di formazione diocesano.

f.b.