Rossini, il crescendo della polemica Tangucci: "Una scelta inopportuna"

Fa discutere il ’Barbiere’ programmato a Macerata durante il Rof. Ferrari: "Evitare sovrapposizioni". Lorenzo Bavaj: "Io non l’avrei fatto, ma per altre ragioni. Il Cigno è patrimonio del mondo, non esclusivo"

Migration

Lorenzo Bavaj, maceratese di nascita, pianista e concertista di fama, ed anche in predicato di diventare direttore artistico dello Sferisterio di Macerata, incarico sfumato per una cavillo burocratico, sul presunto sgarbo diplomatico fatto da Macerata mettendo in cartellone il Barbiere di Sivigilia durante la programmazione del Rof, dice: "Trovo che la parola imbarazzante usata da Mariotti per questa vicenda sia un vocabolo sbagliato anche perché Rossini è patrimonio del mondo per cui si può mettere in scena a Macerata come a Fano oppure a Rimini. Non ha Pesaro un diritto divino. Detto ciò aggiungo anche che se fossi diventato direttore artistico dello Sferisterio io il Barbiere non l’avrei messi in cartellone, ma per altre ragioni. Che sono legate al fatto che lo Sferisterio è all’aperto per cui si perdono le sfumature musicali di Rossini, e si deve puntare più sulla scenografia. Poi, alla fine, per evitare eventuali sovrapposizioni bastava alzare il telefono mettendosi così d’accordo sulle date del cartellone anche se siamo di fronte a due pubblici completamente diversi".

Gianni Tangucci, pesarese doc, ha un percorso inverso a quello di Bavaj. Il suo importante curriculum non lo ha mai portato a toccare il suolo della sua città natale: ha diretto i teatri di Venezia e Bologna, ha lavorato al San Carlo, a Genova, è docente e dirige anche l’accademia Chigiana: "Come pesarese dico che mettere in cartellone a Macerata il Barbiere durante i giorni del Rof, è stata una scelta inopportuna e devo dire che sono rimasto sorpreso da questo fatto. Però bisogna anche aggiungere una cosa e cioè che Pesaro non è il verbo dell’esecuzione rossiniana per cui può accadere che possano capitare di queste cose. Non ne farei un problema di tipo politico, andare in sovrapposizione era però una cosa che si poteva evitare. Il problema di Pesaro sarà invece quello di interrogarsi sul futuro anche perché tutti gli inediti rossiniani sono stati fatti".

Luigi Ferrari è milanese ma dopo aver fatto la via Emilia con tappa a Bologna, ha imboccato l’Adriatica – ha sposato una pesarese – perché dal 1992 al 2000 è stato direttore artistico del Rossini Opera Festival. In questo momento Ferrari è presidente dell’accademia di studi verdiani al teatro regio di Parma. "Pesaro ha un monopolio che gli nasce su Rossini dalla collaborazione tra il Rof e la Fondazione che con le sue edizioni critiche ha portato il festival ai vertici del mondo. Ma questo non vuol dire che ha un diritto assoluto sulle Marche anche se è meglio evitare soprapposizioni di date degli spettacoli in cartellone tra Pesaro e Macerata. Comunque sono per la politica dei 100 fiori perché anche se sono due pubblici diversi, uno più popolare, quello di Macerata ed un altro d’elite, quello di Pesaro, uno magari può anche scegliere se andare un giorno al Rof oppure andare ad assistere ad una rappresentazione allo Sferisterio. Poi non è nemmeno detto che magari uno possa mettere in cartellone un’opera di Rossini e farla anche meglio. Perché se è vero che Pesaro sotto questo profilo è ancora in cima al mondo, è altresì vero che ci sono stati periodi più felici ed altri meno nel corso di questi 40 anni. Il problema di Pesaro è che deve vincere il suo campionato per restare sempre in testa alla classifica. Per cui il problema che si deve porre è quello delle scelte strategiche e cioè indiviaduare qual è la strategia complessiva".

m.g.