di Benedetta Iacomucci
PESARO
"Dimenticatevi delle 48 telecamere, dimenticatevi dei visori da 4mila dollari, dimenticatevi di questa banda di nerd che per quattro anni ha processato dati. Dimenticatevene, perché in realtà quello che vogliamo fare è sottrarre la tecnologia e lasciare l’emozione". Così Tomaso Cariboni, technical producer di Tin Drum, nel presentare ieri Kagami, il canto del cigno del compositore giapponese Ryuchi Sakamoto, scomparso un anno fa a 71 anni, che ora proprio il lavoro del collettivo newyorkese (lo stesso della performance di Marina Abramović, anch’essa presentata a Pesaro lo scorso giugno) fa rivivere in un concerto la cui ambizione dichiarata è rappresentare l’evento clou del cartellone di Pesaro Capitale della Cultura 2024.
La prima europea, ieri, all’Auditorium Scavolini di Pesaro. Calato il sipario sul Rossini Opera Festival, le porte dell’ex palazzetto dello sport si sono aperte per ospitare un allestimento completamente diverso. Un ambiente più intimo, per pochi spettatori alla volta, seduti in circolo attorno a un mandala bianco disegnato sul pavimento nero. Una sorta di rito iniziatico, dove il divino appare nella forma di un ologramma, che si disvela solo attraverso l’uso di speciali occhiali. Sono quei visori a consentire di vedere ciò che in realtà non è e non può essere: la figura china di Sakamoto, il suo pianoforte a coda Yamaha, le dita che si muovono sui tasti e i martelletti che fanno vibrare le corde in un sottofondo di vapori e lucciole. E poi ovviamente la musica, musica vera, non solo quella di Kagami (letteralmente, "specchio") ma anche di alcune delle composizioni più note al grande pubblico e rese immortali da pellicole che sono esse stesse parte della storia del cinema: come Forbidden Colours, inciso con David Sylvian, brano portante della colonna sonora di Furyo di Nagisa Ōshima (1983), o BB, tributo post mortem a Bernardo Bertolucci per il quale compose le musiche dell’Ultimo imperatore (1987) e poi del Tè nel deserto (1990) e del Piccolo Buddha (1993).
Il pubblico non assiste seduto come in qualsiasi altro concerto di musica classica. Si alza, si avvicina, cammina attorno al pianoforte, osserva le dita sui tasti, lo struggimento nel volto del musicista, che incise quelle note quando già sapeva di essere malato, e desiderava lasciare al mondo la sua ultima esecuzione in grado di superare i limiti umani del tempo e dello spazio, per proiettarsi nell’immortalità. Dove il successo o il fallimento dell’esperimento – unico al mondo – dipendono proprio, come in un teatro greco 2000 anni fa, dalla capacità dello spettatore di lasciarsi pienamente ingannare, di credere incondizionatamente a ciò che i sensi comunicano, di dimenticare, appunto, la tecnologia. Altrimenti non resta che un circoletto di astanti con buffi occhiali che si muove su un pavimento vuoto.
Kagami, sarà all’Auditorium Scavolini di Pesaro fino al 12 settembre, in tre proiezioni giornaliere: alle 17, alle 20 e alle 23. Durata 60 minuti, ingresso 15 minuti prima dell’inizio. Biglietto intero 20 euro, ridotto 15, gratuito per accompagnatori di persone con ridotte capacità. I visori possono essere indossati con lenti a contatto, ma non sopra gli occhiali da vista. Eventualmente è possibile farsi correggere la gradazione delle lenti dei visori comunicandolo all’ingresso.