"San Benedetto, attendere il crollo per far costruire più liberamente?"

"In capo alla Regione restano eventuali responsabilità, come da codice penale. Speriamo nella sinergia col Comune"

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Il Comitato "Tocca el Mur", che si batte per la rigenerazione dell’ex ospedale psichiatrico San Benedetto, replica alle dischirazioni dell’assessore Aguzzi. "Leggiamo le dichiarazioni di Aguzzi sul San Benedetto – si legge in una nota – e ci allarmiamo. Perché mai la Regione dovrebbe aspettare la conclusione dei lavori del Comune (termine previsto 2026) prima di procedere alla ristrutturazione dei rimanenti due terzi del complesso ex manicomio San Benedetto? Così è previsto dall’accordo? Allora bisogna modificare l’accordo, pensiamo sia una modifica possibile e facile. Poi viene usata la definizione di “obbrobrio”. Pensiamo che l’assessore non volesse riferirsi all’edificio in sé, che tanto sta a cuore ai pesaresi per la sua storia. Immaginiamo si riferisse al degrado a cui è arrivato l’edificio e quindi all’urgenza di intervenire per fermarlo. Dal momento che a sospettare si fa peccato, ma spesso ci s’indovina, chiediamo all’Assessore qual è il disegno, attendere sulla riva del fiume il cadavere del nemico? Quindi la Regione ritiene (o spera) che il Comune non riesca a realizzare il progetto Pinqua col quale verrebbero ristrutturati i primi 5.700 mq?"

"Speriamo di aver capito male – prosegue la nota – perché, se è lecita la battaglia fra forze politiche diverse, non è accettabile il contrasto fra Istituzioni che, invece, sempre devono collaborare per il bene comune. E, ammesso che il Comune riesca a realizzare il progetto di edilizia sociale nonostante i tempi stretti e l’anno già perso, nel frattempo cosa succede? Crolla il resto dell’edificio, così la proprietà, cioè Asur dunque Regione, dunque Ente pubblico - supera pareri e vincoli e può costruire o far costruire agli acquirenti più liberamente?"

"Al di là delle responsabilità amministrative che rimangono in capo al proprietario di un edificio in degrado a rischio di crollo ai sensi dell’articolo 677 del Codice Penale, come cittadini respingiamo nella maniera più assoluta questo pensiero e richiamiamo le due Istituzioni, Comune e Regione, a lavorare da subito al progetto di massima complessivo che salvi il San Benedetto. Anzi, ancora una volta, li richiamiamo a riflettere sull’importanza che il complesso - l’edificio, i cortili, il giardino storico, il rapporto con gli orti Giulii e Porta Rimini – riveste per la parte nord del centro antico di Pesaro. Un progetto di alta qualità in termini urbanistici, architettonici e di funzioni può essere la chiave per ridare vita ad una parte importantissima di città. All’opposto un progettucolo per parti scollegate e scelte solo per fare cassa causerebbe la morte definitiva della speranza di riscatto dal degrado che la storia di quel luogo non merita. Stiamo chiedendo a Comune e Regione un nuovo incontro perché non si può decidere dei destini di una porzione così importante di città senza ascoltare la voce dei cittadini".