di Giovanni Volponi
San Bernardino, un colle dai tanti segreti. I recenti lavori di riqualificazione hanno risvegliato la curiosità di molti verso il complesso che, nato con l’antica chiesa di San Donato, consta anche di convento, chiesa di San Bernardino e cimitero. Dalla presenza di Bramante alle antiche tombe feltresche, dalle singolari cappelle del cimitero ai dipinti scomparsi dalla chiesa.
Ed è proprio su quest’ultimo argomento che si sono concentrati i pensieri di Matteo Bacchiocca, restauratore urbinate appassionato di storia dell’arte locale. Sì, perché se i trafugamenti dei Francesi sono ben noti, anche altre pitture, per la precisione affreschi, potrebbero essere sparite da San Bernardino: ma solo alla vista, celandosi ancora sotto l’intonaco.
"Per me, come per tanti urbinati – ci racconta Bacchiocca –, San Bernardino è un luogo caro. Quando i giorni scorsi abbiamo festeggiato il ritorno, seppur in copia, della pala di Brera, ho sfogliato alcuni libri che avevo per rinfrescare la memoria sulla sua collocazione prima della sottrazione napoleonica. E in uno dei cataloghi che ho riletto ho trovato un disegno molto interessante".
Si tratta di un foglio conservato agli Uffizi, attribuito a Federico Barocci, che mostra bene l’abside centrale e, in parte, quella destra. Alcuni dettagli sono abbozzati meno, altri più definiti. "Sono tre le informazioni che ricaviamo: la pala aveva una maestosa cornice la cui larghezza era pari all’altare sottostante; sulla destra dell’altare si apriva la porta per il campanile; nei pennacchi c’erano degli affreschi".
Ed è proprio questa la notizia interessante: se l’altare e l’abside sono stati modificati a fine Cinquecento per la costruzione del coro per i frati, la cupola invece non ha subìto interventi nel corso dei secoli. "Sotto l’intonaco dei pennacchi (le zone triangolari tra colonne e cupola, ndr) potrebbero quindi celarsi quattro affreschi: il buon senso fa presumere che, se il disegnatore non ha lavorato di fantasia, siano stati semplicemente imbiancati. Quando e perché, è tutto da scoprire".
Ciò che è certo è che il disegno è databile tra il 1491, data di ultimazione della chiesa, e la fine del ’500, quando fu realizzato il coro, e la postura ritorta della figura abbozzata ha chiare suggestioni michelangiolesche. Per cui gli autori, per rimanere nella cerchia ducale, potrebbero essere Battista Franco o Girolamo Genga, pittori che avevano avuto modo di studiare il Buonarroti. E quali sarebbero i quattro soggetti? "Se ipotizziamo una commissione dei duchi a omaggio del predecessore Federico lì sepolto, potrebbero essere le quattro virtù cardinali; oppure i quattro evangelisti, classico soggetto da pennacchi. Certo è che sarebbe un eccezionale ritrovamento".
Come verificarlo? "Quando il Comune – conclude Bacchiocca – installerà i ponteggi per imbiancare la volta, avremo un’imperdibile opportunità: fare dei saggi per vedere se c’è qualcosa sotto. Mi auguro che municipio e soprintendenza non si lascino sfuggire l’occasione".
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