Sanitari aggrediti, maxiudienza in Regione "Meno precari, più soldi. Sennò chiude tutto"

Il primario del Pronto Soccorso di Marche Nord, Umberto Gnudi: "Dobbiamo far sì che questo lavoro torni ad essere attrattivo"

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di Benedetta Iacomucci

Dopo il flash mob per dire basta alle violenze verso i sanitari e dopo la decisione della direzione di Marche Nord di partire, da ieri sera, con un servizio di vigilanza armata, ieri è stato il giorno del confronto con la politica. Perché i problemi dei medici e infermieri del Pronto soccorso vanno ben oltre l’intemperanza, comunque grave, di qualche esagitato. Così, ieri, tutti i direttori di Area Vasta e direttori generali di aziende ospedaliere delle Marche, nonché i primari dei vari Pronto soccorso, sono andati ad Ancona per incontrare l’assessore Filippo Saltamartini e avanzare alcune richieste ritenute non più differibili. Per Marche Nord c’erano il dottor Umberto Gnudi e il dottor Giancarlo Titolo.

Dottor Gnudi, commento a caldo?

"Ho trovato un ambiente buono, ho percepito volontà di collaborazione".

Passiamo ai fatti. Quali sono state le vostre richieste?

"Abbiamo concordato tre punti. Il primo è la stabilizzazione dei precari e apertura di concorsi anche a professionisti che non abbiano le specializzazioni canoniche della Medicina d’urgenza ed equipollenti. Perché paradossalmente abbiamo medici che possono lavorare in Pronto soccorso a tempo determinato, ma non accedere ai concorsi. E’ così in tutta Italia, ma alcune Regioni hanno derogato, dunque abbiamo chiesto anche alla Regione Marche di assumersi questa responsabilità. L’assessore si è detto possibilista e ha incaricato di sviluppare la proposta. La seconda richiesta che può essere soddisfatta nell’immediato è quella di un maggior riconoscimento economico".

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che dal prossimo anno alla retribuzione sarà aggiunta una indennità accessoria.

"Francamente, non è con un centinaio di euro in più al mese che risolvo la fuga dei medici dal Pronto soccorso. Bisogna rendere attrattiva la specialità. La cifra su cui ragionare è come minimo 10 volte tanto. E’ l’unica cosa che possiamo fare subito per innescare un percorso virtuoso, sennò non si va avanti. L’assessore era d’accordo".

Cos’altro si può fare?

"Proponiamo un’integrazione con il 118 e le guardie mediche. Ovvero mettere i 118isti nei Pronto soccorso per acquisire forza lavoro".

Non è già così?

"Al momento i medici fanno postazione ed escono su chiamata. Tra una chiamata e l’altra aspettano. Io credo che tanti di loro sarebbero felici di dare un contributo, ma serve un eventuale passaggio dei 118isti da convenzionati a dipendenti. La Regione si è impegnata a studiare questa possibilità".

Tornando alle aggressioni, è partito il servizio di guardia armata. Cosa ne pensa?

"E’ un segnale, bello, ma a mio avviso non risolutivo. Può essere un deterrente per chi ha raziocinio, ma non sono loro che creano problemi. Apprezzo comunque l’attenzione mostrata".

Problemi specifici del Pronto soccorso di Pesaro?

"Il nostro problema è quello dello stazionamento prolungato in Pronto soccorso. Dal Covid in poi, con la riduzione dei posti letto, il problema si è aggravato. Prima la gente non veniva perché terrorizzata dai contagi, ora torna perché vede in noi un faro nella notte: quando non sai dove andare, il Pronto soccorso è sempre aperto e non caccia nessuno. E si viene per i motivi più assurdi: mi è capitato uno che si era cosparso di ’artiglio di tigre’ e aveva un gran prurito. Noi lo accogliamo, ma così facciamo un lavoro che non è il nostro e la qualità dell’assistenza peggiora per tutti". Prossimo incontro tra una decina di giorni.