Sanitari no vax Pesaro, bisogna convincerne altri 800

Dagli iniziali 1885, più della metà dei casi sono stati risolti. Liverani (Asur): "Grande spinta dal Green pass. Un dato che deve fare riflettere"

Il dottor Augusto Liverani al Codma di Fano durante una delle tante sedute vaccinali

Il dottor Augusto Liverani al Codma di Fano durante una delle tante sedute vaccinali

Pesaro, 27 luglio 2021 - Più della metà dei casi dei sanitari no-vax sono stati risolti. Ovvero si è partiti con una platea di 1885 operatori non vaccinati e si è arrivati, ad oggi, con 808 soggetti ancora ’sub iudice’. Sono dunque 1077 gli operatori del pubblico o del privato che, per i motivi più disparati, hanno chiarito la loro posizione rispetto all’obbligo vaccinale e dunque non andranno incontro a provvedimenti. Ma la notizia è che il vero impulso, l’autentico convincimento non sarebbe stato indotto dallo spauracchio dei demansionamenti, quanto dalle limitazioni connesse al Green pass. Questo è almeno l’idea che si è fatto Augusto Liverani, direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) del Dipartimento di Prevenzione dell’Area Vasta 1.

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Dottor Liverani a che punto siamo? "La prima ricognizione è stata fatta su 1885 soggetti dell’Area Vasta 1. Si tratta di operatori sanitari – medici, infermieri, oss – ma anche amministrativi che lavorano nel pubblico e nel privato. Risultavano non essere vaccinate, ma non sapevamo perché. Abbiamo inviato a queste persone una prima raccomandata un mesetto fa circa, e al momento siamo in grado di dire che 1077 casi sono stati chiusi". Perché non si vaccinavano? "I motivi sono molto diversi. Di questi 1077, 629 casi sono stati chiusi per autocertificazione, ovvero per l’insussistenza di presupposti (non erano compresi nel target); 428 si sono vaccinati, non so se prima o dopo, ma ciò che importa è che l’abbiano fatto; 20 si sono prenotati per vaccinarsi e dunque verosimilmente lo faranno presto". E i restanti 808? "Devono ancora rispondere. Ma tra questi ci sono casi molto diversi, perché alcuni potrebbero persino non aver ricevuto la raccomandata e altri invece rifiutare la vaccinazione. Per cui si è richiesto nuovamente l’invio della documentazione". Tra medici, infermieri... qual è la categoria più ’resistente’? "Non siamo in grado di dirlo". Dunque ancora nessun provvedimento? "Alcuni possono anche essere già partiti, ma non è un compito che spetta a noi. Come Sisp, ci occupiamo solo della fase per così dire istruttoria. Noi segnaliamo agli Ordini professionali e ai datori di lavoro i soggetti ’inadempienti’, poi spetta a loro prendere i provvedimenti". E’ ottimista? "La buona notizia è che una consistente fetta delle persone che rientravano nel dato di partenza ha chiuso la sua posizione. E l’impulso non è stato il Decreto legge 44 (quello sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario, ndr) ma le nuove regole introdotte dal Green pass, che hanno dato un impulso fortissimo. Un dato che fa riflettere". Però sarà un autunno di ricorsi. Gli studi legali sono già schierati. "Il nostro compito è segnalare, non entriamo nel merito dei provvedimenti". Se le sospensioni dovessero scattare per tanti, potrebbero soffrirne interi reparti. Il sistema sanitario, già provato, potrebbe andare incontro all’autunno a ranghi ridotti. "Di fronte a un’alta percentuale di ’inosservanza’ potrebbero esserci delle criticità in alcuni reparti e servizi ma noi contiamo nell’adesione alla vaccinazione".