Sanitari no vax Pesaro: in 166 verso la sospensione

Partite le lettere agli operatori non ancora in regola. E spuntano 85 addetti che hanno prodotto documenti per l'esenzione dal vaccino: "Un numero troppo alto"

Centosessantasei operatori di Pesaro rischiano la sospensione

Centosessantasei operatori di Pesaro rischiano la sospensione

Pesaro, 21 novembre 2021 - Sono quelli che resistono. Lo zoccolo duro della sanità. L’ultimo manipolo di soldati della Fortezza Bastiani, che non combatte contro il Covid, ma contro il vaccino. Centosessantasei operatori che ora potrebbero andare incontro alla sospensione. Le comunicazioni da parte del dipartimento di prevenzione dell’Asur sono partite, rivolte ai lavoratori, agli eventuali Ordini di riferimento e soprattutto ai datori di lavoro. Saranno loro, a questo punto, a dover decidere: se trasferire il personale ad altre mansioni, non a contatto con i pazienti (ma è chiaro che 166 cominciano ad essere un po’ tanti da ricollocare) o passare alle maniere forti, come a legge impone: sospenderli fino al 31 dicembre, o forse anche oltre, se lo stato d’emergenza sarà prorogato. Ipotesi questa al momento non così remota.

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Augusto Liverani, responsabile del dipartimento di Servizio igiene dell’Area Vasta 1
Augusto Liverani, responsabile del dipartimento di Servizio igiene dell’Area Vasta 1

I 166 che mancano all’appello non hanno prodotto certificati medici, o se l’hanno fatto, non sono stati ritenuti validi. Molti, semplicemente non hanno risposto affatto. "Tra i 166 soggetti che al momento risultano inadempienti – dice Auguro Liverani, direttore del Sisp (Servizio Igiene e sanità pubblica di Area vasta 1) – ci potrebbe essere anche qualcuno che, per esempio, si è vaccinato in un’altra regione e quindi non risulta nella nostra anagrafe. Quindi in linea teorica i dipendenti che andranno incontro alla sospensione potrebbero essere di meno. Certo è che, giunti a questo punto, chi voleva comunicare la sua situazione aveva tutto il tempo per farlo.

Si era partiti, nel momento dell’entrata in vigore della legge sull’obbligo vaccinale per i sanitari (Decreto legge 44 dell’aprile scorso) con 1.887 posizioni aperte. Ovvero, incrociando i dati tra dipendenti dell’Area Vasta 1 e anagrafe vaccinale, risultavano inadempienti 1887 soggetti. A luglio, erano stati chiusi 1077 casi e ne restavano da convincere altri 800. Ora quel numero si è assottigliato, arrivando a quei 166 – chiamiamoli – intransigenti. Tra coloro che invece possono continuare a svolgere la professione pur non essendo vaccinati, spicca il dato di 38 dipendenti che hanno prodotto cerficati medici di esenzione e di altri 47 che hanno esibito certificati medici che consentono loro di rinviare temporaneamente l’appuntamento con la profilassi.

Un totale di 85 certificazioni che, secondo lo stesso Liverani, non torna. "E’ un numero abnorme – dice –. Le patologie rispetto alle quali la vaccinazione è controindicata sono pochissime. Anche statisticamente, non è possibile che così tante persone rientrino nella casistica. Ci sono invece, d’altro canto, medici che si caratterizzano per una eccessiva produzione di certificati". Quanto alla situazione nel dipartimento di Prevenzione, il direttore Liverani è soddisfatto: "Qui sono tutti vaccinati – dice –, non ci sono problemi di carenze da sopperire, da questo punto di vista. Anche perché sarebbe paradossale che proprio da noi ci fossero queste resistenze".

Tra i 1887 casi di partenza, 946 sono quelli che nel frattempo si sono vaccinati; uno si è prenotato (e ovviamente occorrerà vigilare successivamente sull’effettivo adempimento dell’obbligo). Infine, 689 non avevano l’obbligo perché, pur essendo dipendenti dell’Are Vasta, lavorano perlopiù nell’amministrazione e comunque non a contatto con il paziente. Per loro, l’obbligo non c’è. E sono il 30% del campione.

Non pochi.