Sanità, strade, fondi europei, banche Acquaroli e Mangialardi: sfida totale

Confronto promosso da Confindustria: ultimo faccia a faccia in vista del voto. Ecco le ricette dei due sfidanti principali

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Il futuro sviluppo del territorio e rilancio delle imprese è nelle loro mani. O in quelle di Francesco Acquaroli, candidato per il centrodestra. O in quelle di Maurizio Mangialardi, suo avversario per lo schieramento di centrosinistra. Ieri, i due principali competitor per la presidenza della Regione, si sono scontrati nella sede di Confindustria. Gli altri aspiranti presidenti hanno invece delegato esponenti delle liste. Uno scontro soft, senza attacchi personali. La semplificazione è un obiettivo che accomuna tutti, in ogni campagna elettorale. Per Mangialardi, la Regione ha già intrapreso questa strada con la Piattaforma 210 (usata per distribuire i 210 milioni assegnati a varie categorie danneggiate dal lockdown) che "ha funzionato benissimo" e deve continuare in questa direzione "puntando sulla digitalizzazione ed elaborando regole condivise su tutto il territorio regionale, ad esempio il Piano regolatore unico e il Suap". Per Acquaroli, il primo passo è "cambiare il linguaggio, individuando sistemi che facilitino l’ingresso delle istituzioni nel territorio e viceversa". Le imprese del territorio soffrono la mancanza di liquidità e la difficoltà di accedere al credito complica la situazione. Le banche devono tornare a fare le banche, sostengono gli imprenditori. Ma la Regione sotto questo aspetto, secondo entrambi i candidati, può fare solo una cosa: interloquire con gli istituti bancari. I Confidi potrebbero sopperire a questa difficoltà ergendosi a banche del territorio? Per Mangialardi, "si potrebbe tentare" di far sì che "elargiscano crediti, oltre a fare da garanti". Secondo Acquaroli, questa possibilità non è però contemplata dalla normativa nazionale, quindi innanzitutto "il governo deve fare leggi che ne garantiscano il futuro".

Sul fronte delle infrastrutture, la regione paga un ritardo enorme, che potrebbe essere in parte colmato con le risorse del Recovery Fund: 7-8 miliardi di euro. "Sulle infrastrutture ho le idee molto molto chiare di quali sono i bisogni e delle risorse che arriveranno, vi chiedo di metterci insieme per essere in grado di tradurre quelle risorse in investimenti", ha detto Mangialardi rivolto alle associazioni di categoria. Per Acquaroli, se da un lato è fondamentale "cogliere tutte le opportunità di finanziamento, da quelle nazionali al Recovery Fund", dall’altro occorre velocizzare la progettazione comprensiva della stima dei costi, perché "spesso gli enti elargiscono soldi solo per opere cantierabili e non si può fare come con la galleria della Guinza, con le risorse bloccate per la mancanza di progetti". Infine la sanità. "Innanzitutto, spingere con le altre regioni per cambiare la Balduzzi e prendere le risorse del Mes per potenziare la medicina territoriale e la medicina domiciliare", la ricetta di Mangialardi, che punta anche a "costruire nuovi ospedali, con nuove tecnologie e più personale". E Acquaroli: "La sanità deve sapere rispondere con efficienza a tutte le patologie sia con strutture che con interventi, quindi servono strutture che siano nuove, efficienti ed efficaci, ma la sanità deve anche servire tutti i territori perché rischiamo la desertificazione: chi andrebbe a vivere in un territorio che dista 40 minuti dall’ospedale?".

Patrizia Bartolucci