Pesaro, scambia l’alt per un approccio: ragazza si ritrova sotto processo

Tre amiche ventenni in auto incrociano altrettanti ragazzi e a loro dire inizia un gioco di seduzione. Uno esce dalla macchina e fa segno di fermarsi, loro invece proseguono: erano uomini della Capitaneria

Dai sorrisi reciproci si è arrivati al processo (foto d’archivio)

Dai sorrisi reciproci si è arrivati al processo (foto d’archivio)

Pesaro, 9 settembre 2022 - Scambiano l’alt per un gesto d’approccio, e invece di fermarsi tirano dritte. Sembra una storia da commedia degli equivoci, fatto sta che alla conducente dell’auto, una 20enne pesarese, quel mancato stop è costato il rinvio a giudizio con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Accusa che l’imputata, difesa dall’avvocato Grazia Di Gioia, è tornata a respingere con forza ieri in aula. Ma a tenere il punto è stato, dal canto suo, anche l’ufficiale della Capitaneria di Porto che ha intimato l’alt, sfilato sul banco dei testimoni assieme ai suoi due colleghi.

Ma veniamo al fatto. Succede a febbraio 2021, nel giorno in cui, nel pieno della pandemia, la regione tornava nella fascia arancione, colore che alleggeriva chiusure e limitazioni. Tre amiche, tutte ventenni e pesaresi, decidono di concedersi un giro liberatorio in macchina e arrivate all’altezza della rotatoria in calata Caio Duilio incrociano un’auto con dentro tre ragazzi. Ed è a questo punto che non solo le auto, ma anche le versioni, arrivano a un bivio.

A detta delle giovani, quegli uomini avrebbero cominciato una sorta di gioco di seduzione, tra sguardi, ammiccamenti, un ampio gesticolare nell’abitacolo come per farsi notare. E loro tre avrebbero risposto con sorrisi cordiali e fare scherzoso. Arrivate alla darsena, le ventenni vedono che quei tre ragazzi, vestiti di scuro, sono fuori dal mezzo. A un certo punto uno si fa avanti e alza il braccio come per invitarle a fermarsi. Ma loro decidono di non concedere lo stop, neppure per un veloce saluto, gli girano intorno e se ne vanno. Per le tre ragazze, quel presunto scambio di sguardi, doveva finire lì. Purtroppo però non è così. Qualche tempo dopo, la conducente si vede notificare quell’accusa. E dice di aver scoperto allora che si trattava di tre uomini della Capitaneria.

Gli ufficiali hanno smentito che quel giorno ci stessero provando con il gruppetto di amiche e spiegato che avevano avviato un controllo per via della guida, un po’ troppo brillante, della ragazza al volante. "Non c’è stata alcuna resistenza – spiega l’avvocato Di Gioia – innanzitutto, la mia assistita e le amiche non potevano sapere che si trattasse di uomini della Capitaneria. Erano in borghese, o comunque con abiti scuri. Non hanno mostrato alcun segno distintivo, nessuna paletta per intimare l’alt. Tra l’altro hanno avuto un atteggiamento cordiale in auto, ricambiando i sorrisi con sorrisi. Avrebbero potuto chiamare i carabinieri una volta che le tre se ne sono andate e invece nulla". Prossima udienza, discussione e sentenza.

e. ros.