ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Scatolificio incendiato. Commando dalla Puglia: tre presi, uno in fuga

I carabinieri hanno sgominato la banda che distrusse l’azienda Sigilla . In tutto il gruppo era formato da 4 persone, provenienti dalla zona di Cerignola . Ipotesi sul movente: la concorrenza. Indagini con Targasystem e telecamere.

I carabinieri hanno sgominato la banda che distrusse l’azienda Sigilla . In tutto il gruppo era formato da 4 persone, provenienti dalla zona di Cerignola . Ipotesi sul movente: la concorrenza. Indagini con Targasystem e telecamere.

I carabinieri hanno sgominato la banda che distrusse l’azienda Sigilla . In tutto il gruppo era formato da 4 persone, provenienti dalla zona di Cerignola . Ipotesi sul movente: la concorrenza. Indagini con Targasystem e telecamere.

E’ stato un pedinamento 2.0 quello che ha portato i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Pesaro a stringere il cerchio sui quattro esecutori materiali dell’incendio che l’11 aprile scorso ha distrutto lo stabilimento Sigilla di via Ricci. Nessun appostamento in auto, nessuna coda silenziosa dietro i sospettati: a incastrarli è stato un tracciamento digitale implacabile, incrociato con ore di analisi dei filmati di sorveglianza. Gli investigatori, coordinati dalla Procura, sono partiti da una targa, individuata attraverso l’analisi dei veicoli in ingresso e uscita dal centro urbano di Pesaro, registrati sul sistema Targasystem. Quell’auto era stata ripresa la notte del rogo dalle telecamere intorno al capannone: un’utilitaria apparentemente anonima, una Renault, noleggiata in provincia di Torino da una persona del tutto estranea ai fatti.

Quello che i quattro non potevano immaginare è che quel veicolo era dotata di un sistema di localizzazione satellitare, un Gps, che ha rivelato agli inquirenti ogni loro spostamento: dalla partenza da Cerignola nel pomeriggio dell’11 aprile, al viaggio lungo l’A14 fino a Pesaro, alla fuga di ritorno verso sud subito dopo aver forzato il portone d’ingresso del capannone e, una volta all’interno, appiccato l’incendio con del liquido infiammabile contenuto in una bottiglia.

Non solo. Incrociando il tracciato Gps con le immagini di sorveglianza di aree di servizio, abitazioni e distributori, i militari hanno ricostruito tappe, soste, volti e persino dettagli dell’abbigliamento dei sospettati. Una rete digitale che ha permesso di inchiodare a tempo record tre pluripregiudicati di Cerignola, ora sottoposti a custodia cautelare (due in carcere, uno ai domiciliari), e un complice con precedenti residente a Jesi, destinatario dell’obbligo di firma. Un quarto uomo, ritenuto parte del commando, è ancora ricercato.

L’incendio, divampato poco dopo le 21, aveva raso al suolo l’intera area produttiva di 2500 metri quadri, provocando danni stimati tra 1,6 e 3,3 milioni di euro. Un duro colpo per un’azienda che, tuttavia, dopo quei mesi di stop forzato, ha recentemente ripreso la produzione. Le fiamme avevano impegnato i Vigili del Fuoco per oltre dodici ore.

"Non c’era un precedente di questo genere – ha dichiarato il procuratore Marco Mescolini durante la conferenza stampa che si è svolta ieri al Comando provinciale dei Carabinieri a cui hanno partecipato anche il comandante provinciale Alessandro Corda e il maggiore Giuseppe Beltempo che ha coordinato le indagini –. Non risulta che in passato vi siano stati incendi dolosi così dirompenti, con un danno così forte nei confronti di un’azienda completamente distrutta. Sono orgoglioso che i Carabinieri siano riusciti in tempi rapidi a identificare gli esecutori materiali. L’indagine, però, non è finita".

Ora infatti si tratta di capire il movente. Perchè è su questo che ancora non ci sono certezze, o almeno gli inquirenti ieri non le hanno rivelate. Sembra da escludere che ci fossero dei contrasti personali con il titolare della ditta. Che non avrebbe mai ricevuto minacce o altre intimidazioni nel tempo recente prima dell’attentato.

Una possibilità (che non viene esclusa dagli inquirenti) potrebbe essere la concorrenza che la sua fabbrica avrebbe fatto a qualcuno che evidentemente non riusciva a lavorare o lavorava peggio per via della presenza della azienda Sigilla.