Scavolini Pesaro non trova operai, la Cgil: orari e stipendi spingono altrove

Il segretario provinciale Roberto Rossini: "Sono in atto dinamiche che mettono in moto mobilità tra le fabbriche. E c’è chi viene attratto da altri produttori"

La Scavolini non trova operai anche specilizzati

La Scavolini non trova operai anche specilizzati

Pesaro, 22 settembre 2021 - "Io non voglio andare contro l’imprenditore più noto e conosciuto della provincia – dice Roberto Rossini segretario provinciale della Cgil –, però su alcuni temi mi sento di replicare, ma in maniera propositiva e costruttiva". Il sindacalista fa riferimento alle esternazioni di Valter Scavolini – condivise da molti per altro –, circa il reddito di cittadinanza e anche quota 100. Il primo non invita ad entrare in fabbrica il secondo ha tolto dal mercato del lavoro persone ancora in grado di produrre. Ed è anche per questi motivi – ha detto Scavolini nell’intervista di ieri – che ora l’azienda cerca personale ma fa fatica a trovarlo. "Molti di quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza, già prendevano il reddito di inclusione. Persone senza alcun reddito e che andavano sostenute – dice Rossini –. Mentre per quello che riguarda con quota 100, se è vero che da una parte ha portato fuori dalle aziende persone con esperienza e capacità, è altresì vero che non si può chiedere ad una persona di proseguire a lavorare all’infinito".

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Un problema con molte sfacettature quello del lavoro in fabbrica che è poi vecchio di decenni: "E’ vero invece il problema che gli istituti tecnico-scientifici non attraggono studenti, così come è vero che molte famiglie sperano per i loro figli che il loro futuro non sia dentro una fabbrica. Queste è una mentalità che esiste e ha un suo peso. Così come non c’è raccordo tra il sistema scolastico e le esigenze del mondo del lavoro. Tutti problemi che hanno una loro concretezza, così come credo che siano in atto dinamiche riguardanti proprio l’organizzazione delle aziende per cui c’è una mobilità interna tra fabbrica e fabbrica. Nel senso che molte persone, anche per motivi familiari, possano venire attratte da altri produttori, sia per ragioni legate magari ad un miglioramento dello stipendio ma anche alle condizioni di vita, agli orari e ai turni". Come se ne esce? "Io credo – continua Rossini – che ci deve essere un confronto tra i rappresentanti di Scavolini e cioè Confindustria e le organizzazioni sindacali. Ci sono temi che vanno stimolati come per esempio la formazione, la qualificazione e comunque anche i processi produttivi. Così come ci deve essere da parte delle grandi aziende, e questo vale per Scavolini ma anche per tutti gli altri, anche una ridistribuzione del reddito per incentivare le persone. Ultimo ma non ultimo anche il problema dell’immigrazione regolamentata che vale per l’Italia così come per la Germania".