Scoperta una via di comunicazione che veniva usata nell’età del Bronzo

Straordinaria ricerca dell’Università di Urbino che da decenni studia le rocce laviche. I professori Santi e Renzulli: "C’era un collegamento che univa Arcevia con Radicofani, nel senese".

Scoperta una via di comunicazione  che veniva usata nell’età del Bronzo

Scoperta una via di comunicazione che veniva usata nell’età del Bronzo

Quali erano le vie di comunicazione nell’Italia centrale dell’età del bronzo? Che tragitti si seguivano tremila anni fa, quando la via Flaminia era ben lontana dall’essere costruita? Lo hanno scoperto i geologi della Carlo Bo, studiando dei reperti in pietra vulcanica trovati ad Arcevia, in provincia di Ancona. Alberto Renzulli e Patrizia Santi sono stati coinvolti infatti in uno scavo archeologico curato dal dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza di Roma in collaborazione con CNR ISCP, su concessione della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Ancona e Pesaro e Urbino, coordinato dal professor Andrea Cardarelli, situato in località Monte Croce Guardia, nei pressi di Arcevia, per studiare frammenti di antichissime macine, che avevano qualcosa di inconsueto.

"Le rocce trovate – spiega Patrizia Santi – sono infatti di tipo vulcanico, rocce che non affiorano nelle Marche. Ma ciò non deve stupire: le rocce vulcaniche di tipo lavico sono state sin dal Paleolitico tra i geomateriali più utilizzati per realizzare macine a scopo alimentare, per durezza e ottima capacità di frantumazione. La cosa interessante era quindi cercare di indagarne la provenienza. Solo conoscendo le differenti composizioni mineralogiche e chimiche di tutte le rocce vulcaniche dell’area mediterranea si possono effettuare i dovuti confronti e cercare di individuare il sito di raccolta".

Dunque il team dell’Uniurb si è messo all’opera: "Grazie ai nostri studi ventennali sulle macine in pietra lavica – prosegue Alberto Renzulli – è stato possibile determinare con precisione da quale area vulcanica italiana le popolazioni dell’età del Bronzo finale si sono approvvigionate delle utili pietre vulcaniche trovate ad Arcevia. Si tratta di lave la cui composizione mineralogica e chimica coincide inequivocabilmente con quelle di Radicofani, un piccolo centro in provincia di Siena, vulcanicamente attivo qualche milione di anni fa, attività di cui rimangono le vestigia geologiche".

Già nell’età del Bronzo finale infatti a Radicofani c’era una frequentazione umana, anche se questo luogo è oggi più conosciuto per la fortezza medievale. Stabilita dunque la provenienza certa delle macine, non restava che scoprire il tracciato che hanno percorso gli uomini di tremila anni fa per portarle da Radicofani ad Arcevia, località distanti fra loro circa 120 chilometri in linea d’aria.

A quell’epoca l’Appennino veniva pertanto comunemente attraversato: "Grazie all’aiuto di algoritmi – concludono i due docenti – è stato definito il percorso ottimale che sfruttava un tracciato con pendenze accessibili anche a dei carri a trazione animale. La via passava accanto alle odierne Chiusi, Umbertide, Gubbio, Scheggia e Sassoferrato, toccando numerose fonti di approvvigionamento idrico come il Lago Trasimeno e i fiumi Tevere e Sentino". Un’importante ricerca che ha ottenuto la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Scientific Reports del gruppo Nature.

Giovanni Volponi