Scuola, alla fine i falsi positivi sono 25 su 35 E la fornitura dei tamponi finisce nel mirino

Il bilancio dello screening conferma la confusione dei risultati. La ditta che ha prodotto i test rapidi invia uno staff per capire le cause del flop

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Matteo Ricci non ammette mai di aver sbagliato, anche nella comunicazione. Non lo ha fatto nemmeno un anno e un po’ fa quando criticava il presidente della Lombardia Fontana con la mascherina e annunciava che avrebbe girato la città con una mega spilletta con scritto: basta panico, l’italia riparte. Figurarsi se poteva ammettere che il terzo screening organizzato per la cosiddetta "Scuola Sicura" non poteva essere raccontato con il solito annuncio di "modello Pesaro". E stavolta farà anche fatica a dare la colpa a qualcun altro delle sue scelte.

Tanto che, nonostante gli inghippi ed i numerosi falsi positivi registrati annuncia: "Possiamo dire che grazie a questo screening Pesaro è la città con le scuole più sicure d’Italia". Inutile stare a ribadire che all’annunciata sicurezza non corrisponde nessun dato epidemiologico degno di questo nome. Non importa. Più interessante invece sottolineare come si sia arrivati al record di falsi positivi per una fase di tampone rapido. "Abbiamo tamponato 1.580 studenti alle scuole medie e 1.780 alle scuole superiori. I ragazzi risultati positivi – dice il sindaco – al test rapido nei giorni scorsi sono stati più di una trentina ma nella maggior parte dei casi il tampone molecolare non ha confermato la positività". Più che sicurezza si è creata confusione. Con positivi che tali non sono apparsi al tampone molecolare. Con intere classi mandate in quarantena e poi richiamate nella sede scolastica. I numeri di questa pandemia del tampone dipendono dalla scelta fatta dallo stesso Comune di cambiare lo strumento usato, passando dal tampone di Artsana solitamente usato dall’Aspes a quello scelto dall’assessore Mila Della Dora su consiglio di un tecnico Asur, con un annuncio specifico di "tamponi di ultima generazione". Ebbene i falsi positivi sono fioccati fino a 25.

Dei 5.500 tamponi acquistati dalla ditta Alifax di Padova, 3.360 sono già stati utilizzati gli altri lo saranno il 20 e il 21 aprile per le scuole superiori. La società fornitrice ha inviato uno staff per verificare se il problema dipende dalla fornitura specifica del tampone o da un utilizzo non adeguato. Intanto proprio per arginare il problema dei falsi positivi il Comune ha deciso di pagare di tasca propria anche il tampone molecolare a chi fosse risultato positivo. "I tamponi rapidi usati sono molto sensibili –spiega il sindaco – e vanno a leggere anche altri tipi di infezione, ma il dato che conta è quello del molecolare. Abbiamo avuto qualche problema nei primi giorni delle scuole medie perché l’esito del molecolare arrivava in 4-5 giorni e così abbiamo deciso di procedere da soli. Non ci aspettavamo che l’Asur ci mettesse così tanto tempo". Il Comune, oltre a farsi carico delle spese per i tamponi, i medici, gli infermieri e la logistica, ha pagato anche per i test molecolari ad un laboratorio privato di Pesaro che ha dato il risultato in un giorno: "In questo modo non scattano quarantene di classi quando non servono", sottolinea il primo cittadino di Pesaro. Ovviamente non risultano falsi negativi. Mentre è chiarissimo che uno screening senza obbligatorietà è un limitatissimo vantaggio collettivo.

Luigi Luminati