Sempre più fedeli vanno a Ca’ Staccolo

Un anno dopo l’inaugurazione dell’opera voluta da don Elia c’è già un bilancio positivo. Don Pietro Pellegrini: "Abbiamo un flusso costante"

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Ca’ Staccolo ha finalmente trovato la pace. E la regala anche ai pellegrini che vi si recano: un luogo di meditazione e riposo, che gradualmente richiama sempre più persone. A un anno dalla consacrazione della chiesa, abbiamo parlato con il parroco don Pietro Pellegrini e con Giuseppe Cucco, parrocchiano e presidente della fondazione del Sacro Cuore. Entrambi non nascondono la soddisfazione.

"Quando mi sono trasferito da Urbania dopo tanti anni – racconta don Pietro – inizialmente è stato faticoso. Ma in fondo sentivo il bisogno di una interiorità più profonda e qui l’ho trovata. Il silenzio, la tranquillità e il raccoglimento che l’edificio trasmette non hanno colpito solo me, ma attirano ogni giorno tanta gente, ancora di più nei finesettimana, quando abbiamo tre messe tutte partecipate".

La gente arriva dai dintorni ma anche dalla zona costiera. "Abbiamo avuto – aggiunge Cucco – davvero tanti pellegrini in questo anno: alcuni attratti dalla figura carismatica di don Elia Bellebono, il sacerdote che ha ricevuto da Cristo il compito di erigere il santuario, molti altri dalla fede verso il Sacro Cuore. Il risultato è che c’è un flusso costante".

Chiaramente non si parla di grandi numeri, ma "non c’è confronto rispetto a prima. Da quando il santuario è aperto, c’è un passaggio costante. Lo capiamo anche dalle candele accese e dai volantini presi: bisogna spesso rimpinguarli". Prosegue don Pietro: "La gente che torna trova spesso novità: innanzitutto abbiamo la presenza di tre suore dello Spirito Santo, che si occupano assieme a me dell’accoglienza di gruppi e di singoli. Poi abbiamo installato una statua in bronzo del Sacro Cuore sul sagrato. Ci sono state donate tante piante, che abbiamo interrato subito: ulivi, alberi di Giuda, lecci, rose e oleandri. Ci stiamo organizzando per la manutenzione continuativa del tanto verde che abbiamo, anche nella collina sotto il santuario. Per i turisti abbiamo installato dei pannelli all’ingresso che illustrano l’edificio e le sue opere d’arte, la storia di don Elia e del Sacro Cuore".

Le opere edili non sono però terminate. "Abbiamo riconvertito – conclude Cucco – la ex chiesetta in tre ambienti: ufficio parrocchiale, sala riunioni e cappellina delle suore. Accanto, abitano don Pietro e le suore stesse. Nel santuario invece è stata dedicata una sala a don Elia e stiamo gradualmente rifinendo gli arredamenti. C’è l’idea di installare all’esterno una serie di icone di santi legati al culto del Sacro Cuore, vedremo come realizzarle. Al momento invece è in corso un cantiere nella cripta per ovviare all’unico problema che ha manifestato l’edificio fin da subito: una pessima acustica. Le superfici curve rivestite di cartongesso creano un fastidioso riverbero che ora stiamo eliminando con pannelli fonoassorbenti che a intervento ultimato saranno invisibili. Appena finito il montaggio nella cripta, entro fine mese, le funzioni si sposteranno lì e inizieremo in chiesa, che per la sua ampiezza richiederà probabilmente alcuni mesi di lavoro e dunque di chiusura al pubblico, ma è un intervento necessario".

Giovanni Volponi