Sfratti bloccati, proprietari a terra Il legale: "Sono vittime anche loro"

Tutti i costi condominiali si riversano sulla proprietà degli immobili. Che non riceve aiuti per il covid. Solo due provvedimenti esecutivi tra Pesaro e Fano nel 2020. Due anni prima erano stati oltre 100

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Fino a giugno 2021, gli inquilini morosi potranno continuare a non pagare. Nessuno potrà mandarli via dalla casa, per la quale non versano il canone d’affitto e magari nemmeno la quota del condominio. E i proprietari invece sono al palo, impossibilitati a fare qualcosa. Attendono, ed è quello che fanno da quasi un anno, ossia dal febbraio 2020 da quando è scattato il blocco degli sfratti per la pandemia. Da quel momento, nessun inquilino è stato sfrattato fatta eccezione per due casi, in accordo con gli inquilini.

Guardiamo i dati: nel 2019, sono stati eseguiti 65 sfratti esecutivi, nel 2018 sono stati 108. Un altro dato può essere importante: negli ultimi tre anni, i giudici hanno convalidato 493 sfratti per morosità riferite alle case, mentre quelli non abitativi (negozi, laboratori, uffici e fabbriche) sono stati 258. Le convalide degli sfratti per fine locazione dell’abitazione sono state negli ultimi tre anni appena 57 e 12 quelli per l’uso non abitativo. Spiega l’avvocato Arturo Pardi, consigliere nazionale forense: "A fine anno è stata approvata una ulteriore proroga delle procedure di rilascio degli immobili relativamente alla esecuzione dei cosiddetti sfratti per mancato pagamento del canone (morosità). Questo non significa che l’interessato non possa rivolgersi al Tribunale per ottenere la convalida del rilascio di un immobile – scrive l’avvocato Pardi – il che potrebbe essere anzi consigliato per evitare di dovere pagare anche le imposte su canoni che non percepisce. Ciò però comporta che, ottenuto il provvedimento, l’ inquilino rimane nell’immobile perché l’ufficiale giudiziario non può materialmente riconsegnarlo al proprietario.

Aggiunge l’avvocato Pardi: "La esecuzione degli sfratti nel 2020 si è fermata a 2 mentre due anni prima era stata di 108. E’ quindi evidente che i proprietari si trovano di fronte alla privazione di una proprietà. La proroga dello sfratto non è comunque subordinata neppure al pagamento parziale di un canone di occupazione ed il fondo sociale è inefficace. Il proprietario non solo non percepisce i canoni di locazione e rischia di pagare anche i contributi condominiali che continuano a lievitare. Tuttavia mentre sono previsti incentivi più o meno adeguati nei settori più disparati non sono previsti crediti di imposta corrispondenti ai canoni percepiti posto che i proprietari subiscono per una scelta dello stato un sacrificio non giustificato che sconfina in una requisizione. Pur comprendendo le esigenze sociali che sono a base della proroga non è possibile riversare integralmente sui proprietari ( in molti casi pensionati e piccoli risparmiatori ) le conseguenze di scelte legislative di emergenza senza un concreto aiuto".

ro.da.