Si faceva bonifici dal conto dell’azienda raddoppiando lo stipendio

Ogni mese si faceva un bonifico dal conto dell’azienda pari allo stipendio. Altro che tredicesima. Dopo un anno e mezzo, si era accreditato quasi 82mila euro in più. Di quei soldi non è rimasto neppure un centesimo, ma lui, M.M., 62enne pesarese, ragioniere, è finito a processo per truffa. E ieri è stato condannato, con rito abbreviato, a un anno e 8 mesi di carcere e a 5mila euro di multa. Il suo ex datore di lavoro, costituito parte civile con l’avvocato Danilo Del Prete, ha ottenuto invece la liquidazione di una provvisionale pari a 82mila euro, ovvero la cifra che l’imputato si sarebbe intascato illegalmente. L’ammanco dal conto della ditta (un’autofficina per Tir di Pesaro) e il raggiro erano venuti alla luce grazie al nuovo ragioniere che aveva preso il posto dell’imputato. Dopo un anno e mezzo, al 62enne non era stato rinnovato il contratto. Dal controllo dei conti, il nuovo dipendente si era accorto di quei bonifici ingiustificati che avevano portato al travaso dalla banca dell’azienda a quella di M.M. di circa 82mila euro. Era scattata la denuncia e le indagini avevano fatto emergere che il presunto ragioniere infedele aveva già usato lo stesso sistema per il quale era anche stato condannato. Condanna anche già scontata, ai domiciliari. Nel frattempo, il legale del datore di lavoro, l’avvocato Del Prete, si era subito attivato per far sequestrare i conti del 62enne. Ma questi erano risultati vuoti. Non c’era un centesimo. Finito a processo per truffa, l’imputato, che è stato difeso dall’avvocato Antonio Fraternale, ha detto che lui era d’accordo con il legale rappresentante della società per quei bonifici e che queste somme sarebbero state stornate brevi manu allo stesso legale rappresentante. Una linea opposta dalla parte civile che ha fatto presente che la società era al cento per cento di sua proprietà. E che quell’accordo, con lui, non c’era mai stato. Il difensore del 62enne attende le motivazioni e farà appello.

e. ros.