MAURIZIO GENNARI
Cronaca

Sigilla, è la concorrenza il vero movente. La tempra del titolare: "Siamo ripartiti"

Parla l’imprenditore dello scatolificio distrutto dall’incendio: "Quattro mesi di lavoro in fumo, eppure abbiamo ricominciato"

I pompieri sul posto l’11 aprile, in alto procuratore e carabinieri illustrano l’operazione

I pompieri sul posto l’11 aprile, in alto procuratore e carabinieri illustrano l’operazione

"Io spero che li prendano tutti e che poi facciano tutti un po’ di penitenza", dice Maurizio Santoni, il titolare dello scatolificio "Sigilla" e cioè l’azienda con 16 dipendenti che è stata data alla fiamme il 12 aprile.

Un commando quello che è entrato, con in mano materiale altamente infiammabile, ed ha bloccato questa azienda e la produzione per oltre tre mesi. "Quello che è successo è una cosa bruttissima", continua Santoni. E gli inquirenti confermano la pista del movente per la concorrenza.

Fonti accreditate dicono che è una questione legata alla concorrenza, ma non del sud Italia, come si ipotizzava in un primo momento, ma di concorrenti locali: lei cosa pensa?

"Io non penso nulla perché non faccio l’investigatore, non è il mio mestiere. Io faccio un altro lavoro per cui tutto è possibile e rimetto tutto nelle mani di chi deve indagare. Io navigo nel buio. Ma spero tanto che su questa vicenda venga fatta luce e chiarezza".

Qual è il danno?

"Stimiamo due milioni e mezzo ma ancora non siamo arrivati alla fine perché penso che per rimettere in moto anche la terza linea produttiva ci vorrà ancora tutto il mese di luglio. E’ vero che siamo assicurati, ma per gli incendi dolosi il risarcimento è il 20% inferiore al danno stimato".

Per cui?

"Tutto quello che avevamo fatto nei primi 4 mesi dell’anno è andato in fumo: non so come chiuderemo i bilanci a fine anno anche se stiamo correndo. Poi devo dire che il personale è stato bravissimo perché ha sempre lavorato fin dal giorno dopo che la Procura ha dissequestrato il capannone. In questo momento si sono altre 16 persone esterne che lavorano per riattivare l’ultima linea di produzione".

Abbinavano l’incendio della Sigilla ad un altro accaduto in Umbria. Ipotesi fantasiosa?

"Secondo me sì, anche perché l’azienda umbra non fa lo stesso nostro lavoro e in quel caso è andato a fuoco solamente il materiale che era sui piazzali".

Com’è il settore dove opera lei?

"Difficilissimo anche perché non si trova la manodopera, poi è anche un lavoro pesante, bisogna lavorare fisicamente. Io credo e ne ho anche la sensazione che prima o poi arriveranno i cinesi, oppure l’alternativa è quella di coinvolgere in azienda anche i familiari".

E’ stata venduta un’azienda della zona che lavora nel suo stesso settore ad un fondo di investimento: lei ha avuto proposte?

"Sì, si era fatto avanti qualcuno, ma prima che andasse tutto in fumo...".

I quattro arrestati sono pugliesi, ed erano pregiudicati. Ha mai ricevuto richieste di soldi e telefonate strane?

"Assolutamente no. Mai".

m.g.