Sindaci in coro: "La diocesi rimanga autonoma"

Consiglio comunale allargato con i primi cittadini del territorio. Forte preoccupazione espressa anche dal mondo laico

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Preoccupazione per un’istituzione che si allontana, timore per la disaffezione che ciò potrebbe portare all’interno della comunità, paura che l’operazione possa minare il prestigio di Urbino e del territorio e necessità di dare battaglia affinché non avvenga. È ciò che hanno espresso gli amministratori dei Comuni dell’Arcidiocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado durante la seduta allargata del Consiglio comunale della città ducale in cui, ieri sera, si è parlato dell’unione delle diocesi locali con l’Arcidiocesi di Pesaro sotto un unico vescovo. "Tutti si possono esprimere su questa decisione di accorpamento, ma credo che ciascuno di noi, come cittadino, amministratore e membro della comunità, sia contrario – ha commentato il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini –. Penso che la distanza del territorio dalla Diocesi di Pesaro non sarebbe positiva e potrebbe anche comportare disaffezione da parte dei cittadini. Non è una battaglia di appartenenza politica, ma è la comunità stessa che tiene a che questo non avvenga. C’è una serie di motivi per cui noi crediamo che non sia corretto che questo territorio, per la storia che ha e per ciò che rappresenta, in un’area così vasta, non abbia più una diocesi autonoma".

Annalisa Tannino, vicesindaco di Urbania, ha spiegato che "c’è un forte senso di preoccupazione per questo allontanamento. Siamo sempre stati abituati ad avere un vescovo vicino a esigenze, situazioni e momenti vissuti territorio e l’ipotesi di decentrare tutto a Pesaro ci impensierisce. Ne abbiamo parlato più volte all’intero della maggioranza. La differenza che si avrebbe è che la vicinanza, ma anche la specificità che garantisce un vescovo a capo di una diocesi più piccola non può essere la stessa di quella che potrebbe dare un vescovo in carico di una diocesi molto più grande e soprattutto con una popolazione nettamente più numerosa". Il sindaco di Sant’Angelo in Vado, Stefano Parri, parla di "subbuglio tra i fedeli. Quando c’è un cambiamento drastico come questo, la comunità cattolica si sente messa da parte. Vediamo cosa riusciremo a fare. Come amministrazione, siamo preoccupati non solo dal ragionamento che si fa in materia prettamente ecclesiastica, ma anche dal fatto che forse si tratta di una spoliazione di servizi che l’entroterra richiede. Ci stiamo confrontando da tempo anche con le comunità locali, sia cattoliche sia non cattoliche, a riguardo di questi problemi. Parliamo di una presenza forte di un vescovo e sarebbe bene che si riuscisse a mantenere la sede episcopale, qui. Vedremo poi cosa diranno gli organi ecclesiastici: si tratta comunque di direttive emanate da soggetti che guardano al bene della Chiesa nel suo complesso".

Nicola Petricca