Pesaro, l'intervista di Ferragosto al sindaco Matteo Ricci

Movida in spiaggia? "Bisogna attrezzarsi"

Il sindaco Ricci (Fotoprint)

Il sindaco Ricci (Fotoprint)

Pesaro, 15 agosto 2018 - Lo si riconosce anche di notte: jeans, camicia bianca, cellulare in mano. Spesso in bici, meno a piedi, sia in estate che in inverno. Matteo Ricci, 44 anni, pesarese, sposato, due figli, laurea in scienze politiche, sindaco di Pesaro dal 2014, è pronto a tentare il secondo giro nel 2019. Ma prima, risponde al telefono un minuto prima di andare in montagna:

Lei va in vacanza, ma in città arrivano pakistani, afgani, siriani come se obbedissero ad una parola d’ordine: tutti a Pesaro 

"E’ una conseguenza della politica italiana. Se Salvini si allea con i sovranisti ungheresi e austriaci, ecco che la rotta balcanica vira sull’Italia". 

Ma sembra proprio su Pesaro "Con l’attuale prefetto abbiamo un’ottima intesa per affrontare il problema. Ed è chiaro che i numeri, cioè i migranti attuali, non devono aumentare. Così come sono diminuiti gli abusivi e i clandestini". 

Ma c’è il rischio di un secondo caso Borgo Santa Maria ma questa volta in città?

"Quello è stato un errore del vecchio prefetto che non ci ha ascoltato collocando un numero eccessivo di stranieri nella frazione. E ci sono state tensioni con la gente. Poi superate. Ora sono in numero adeguato". 

Altro fronte sono i bagnini che fanno musica di sera. Li avete multati perché non erano autorizzati a far ballare ed è stata la rivolta. Tutta l’immagine della città festaiola spazzata via in un attimo. Sicuro che siamo competitivi con la Romagna?

"No, questo episodio ha dimostrato la fragilità del settore intrattenimento. Che va organizzato bene". 

Che pensa di fare allora? "Abbiamo iniziato a cambiare mentalità e andremo avanti su questa linea. Ci vorrà tempo ma faremo di tutto per trattenere i nostri giovani a Pesaro, evitando i pericoli delle strade verso la Romagna".

Lei quando viene criticato reagisce spesso male

"No, ma non accetto l’insulto o l’invettiva feroce. Reagisco male, sono permaloso e non posso farci niente". 

Ma se un cittadino protesta per una strada, una buca, un lavoro che non trova, un guaio burocratico che non si risolve, cosa deve aspettarsi da lei? 

"Io accetto tutte le critiche, anzi se mi avessero dato la colpa anche per la grandine l’avrei capito. E il cittadino deve sapere che da me non avrà mai un ni. Dopo aver esaminato il problema che viene posto con i funzionari, do sempre una risposta: o sì oppure no. Non giro intorno alle parole. Ma di fronte all’errore cerco di ammetterlo".

Cerca?

"Cerco".

L’ex Amga è ancora un buco inquinato in centro da 8 anni. Che ci fate? 

"Aspettiamo di sapere se farci un parco fruibile oppure un bosco. Comunque un polmone verde come indicato dal ministero della sanità. Questo è certo".

C’è un’altra incompiuta: gli Orti Giulii. Quel bar con le colonne rischia di cadere dopo esser costato al Comune 400mila euro, processi e parcelle

"A settembre porteremo in consiglio comunale la delibera per la sistemazione urbanistica. Poi vorrei partire con i lavori ultimativi. Basta con le incompiute. Questa città deve essere più ambiziosa, bella, pulita, ordinata, che sia sempre più riconoscibile come città nazionale".

Meno industria e più bicicletta quindi?

"Con la crisi che stava impoverendo tutti, ho capito che la città si doveva orientare anche su turismo e servizi, selezionando i nostri punti di marketing come la musica, la bicicletta, la terra dei motori diventando una città più competitiva". 

Sembra quasi che lei spinga i pesaresi a sentirsi in gara col resto del mondo. Amministrare significa gareggiare? Pensa che i cittadini debbano sentirsi atleti?

"Sì, anche se all’inizio è stato molto faticoso farlo capire. Oggi ho la sensazione che gran parte della città sia non solo d’accordo con quello che abbiamo fatto ma che stia facendo la propria parte. Vedere oggi tutti i negozi tappezzati col marchio Pesaro città della musica per i 150 anni di Rossini e avere proteste da chi non ha ancora lo stemma, significa esser stati capiti". 

Pensa di aver creato posti di lavoro?

"C’è molta più gente che viene in vacanza a Pesaro, a mangiare e bere dicendo che la città è molto più vivace. L’anno scorso i fornitori di bar e ristoranti hanno registrato un +20 per cento. Questo significa più personale assunto e meno disoccupati".

Eppure un certo tipo di clientela non viene. Qui abbonda il turismo sociale e l’hotel con i mobili plasticati 

"Ci manca ancora la qualità. Ci mancano hotel di livello. Sono pochi. Ricordiamoci che fino a qualche anno fa chi investiva sul turismo sembrava un folle. Ma il Comune non può pagare la ristrutturazione per i privati. Li agevoliamo però con le tasse".

 Ai pesaresi non basta. Significa forse che non credono alla sua visione

"Però ci credono gli stranieri. Un imprenditore dell’Est ha acquistato l’hotel Flaminio, un gruppo cinese è interessato ad acquistare Villa Marina, un fondo israeliano ha comprato l’ex Bramante dalla Cassa depositi e prestiti, un fondo inglese il cantiere navale. Per questo dico che il futuro sarà migliore perché i privati hanno capito che abbiamo innescato un modello virtuoso di sviluppo e di politica". 

A proposito di politica, ci ha mai pensato alla segreteria del Pd dopo Renzi?

"Non mi piacciono le autocandidature. Va rinnovato il partito. Renzi è un patrimonio del riformismo ma ora non può essere un protagonista di primo piano. Tocca ad altri".