REDAZIONE PESARO

Sopravvissuto al virus, la festa del paese

La comunità tra Montecchio e l’Apsella ha accolto l’altra sera il ritorno di Francesco Foschi: "Una felicità attesa da mesi".

Per sconfiggere il Covid 19 ci sono voluti 137 giorni. Amici, parenti e una comunità intera tra Montecchio e l’Apsella ha atteso l’arrivo di Francesco Foschi, ingnegnere 34enne dal fisico atletico e dal cuore grande, davanti il sagrato della Badia si San Tommaso. Il giorno stesso del suo rientro a casa dall’ospedale di Jesi dove è stato letteralmente salvato, Foschi, ha ricevuto l’abbraccio ideale della gente che, durante il periodo di dura lotta in ospedale, ha sempre pregato per lui. Dopo la messa celebrata da don Luigi Fechet insieme a don Giorgio Paolini; dopo il commovente saluto che Gioia Sanchi, futura sposa di Francesco ha rivolto pubblicamente dall’altare, dando voce alla gratitudine di entrambi, sono state le campane a segnare l’importante giorno di festa.

Nel rintocco solenne e allegro è partito l’affettuoso pensiero di tutti i presenti anche a Papa Francesco che in questa storia a lieto fine è stato coprotagonista. Sensibilizzato tramite una lettera commovente dall’assistente sanitaria Irene Mercuri riguardo il calvario di Foschi, il pontefice, ha telefonato prima a Irene, poi a Gioia e Francesco, nel pieno del ricovero, da vigile e cosciente, ha apprezzato le calde parole del Papa a lui dedicate. "La sua vicinanza resterà un ricordo preziosissimo nella nostra vita – dice Gioia –. Abbiamo promesso a Papa Francesco che avremmo pregato per lui. E’ stato veramente eccezionale. Sentirlo al telefono ci ha aiutato tanto. Del Santo Padre mi ha colpito la grande semplicità. Quando gli ho chiesto la cortesia di telefonare a Francesco, lui ha detto sì e poi si è segnato il numero. L’immagine di lui che lo annota su un pezzo di carta è a me carissima". Tramite la cornetta telefonica "è passata l’energia di un padre affettuoso e premuroso" commenta Irene Mercuri, presente anche lei all’Apsella. Foschi conferma con un filo di voce, attenuato ancora di più dalla mascherina. "A parlare per lui sono Gioia e come ha detto don Luigi "sono gli occhi tornati a sorridere". Il Papa ha richiamato? E’ stata la battuta che è riuscita a strappare un timidissimo sorriso a Bruna, mamma di Francesco. Il sollievo arriva piano piano. Tutti i componenti della famiglia di Francesco sono felici, ma frastornati. "Ora vogliamo solo guardare avanti. La riabilitazione sarà lunga, ma il peggio è passato", dice Giacomo Foschi, babbo di Francesco.

Per due generazioni i Foschi sono stati i campanari della Badia di San Tommaso. Sentire la spiegata a festa ha caricato di energia le persone – amici e parenti – presenti. "In questi tre mesi, tutti i giorni abbiamo pregato per Francesco. E per Gioia – racconta don Giorgio –. Perché potessero essere sostenuti nella preghiera dalla comunità. E’ bello che Francesco sia stato dimesso il giorno di Santa Brigida. E’ protettrice della famiglia, avendo penetrato la sapienza della croce". Gioia racconta delle lunghissime attese: "Ho vissuto ogni giorno aspettando la telefonata di 5 minuti che mi arrivava dall’ospedale – dice –. I sanitari sono stati persone fantastiche. In tutti i reparti dove Francesco è stato l’hanno fatto sentire come a casa. Il Covid è pericoloso: non è una invenzione e non va assolutamente sottovalutato. Per questo ribadisco l’importanza di rispettare le regole anticontagio: altrimentii tanti sacrifici saranno vanificati".

Solidea Vitali Rosati