Spero che i medici sappiano quello che fanno

Migration

Giuseppina

Catalano*

Sembra dunque che il progetto di riforma piaccia ai sanitari di Marche nord. Però, bisogna anche riflettere, ognuno reagisce anche secondo il modo con cui viene fatto il racconto e secondo il racconto che riporta la stampa, Acquaroli ha usato con i sanitari il suo collaudato sistema: la contrapposizione tra un ospedale a elevata specializzazione al nord delle Marche e la sanità territoriale. Se davvero i sanitari che oggi hanno la responsabilità di assicurare una buona assistenza alle gente, credono alla ricetta Acquaroli, non resta che prendere atto e sperare che sappiano quello che fanno. Con un ultimo richiamo al macroscopico cavallo di Troia usato da Acquaroli, che indica nel cambio di organizzazione delle aree vaste, la strada per risolvere anche i problemi dei professionisti. Ha colto infatti, e non era difficile farlo, un punto di grande debolezza: la distanza venuta a crearsi tra le varie direzioni generali e i professionisti, troppe volte sfociata in dissidi veri e propri. Condivido per questo il timore del sindaco di Pesaro che un ruolo nella “approvazione” del nuovo corso lo abbiano anche la sfiducia e il timore di ritorsioni. Timore non remoto e che, a cascata, è condiviso dai direttori generali, licenziabili su semplice atto del presidente della Regione, per "essere venuto meno il rapporto di fiducia". Cosa già accaduta da noi, con conseguenze pagate molto molto care. In ogni caso e in sintesi, ci rimettiamo un ospedale di secondo livello e tutto quello che poteva regalarci in maggiore possibilità di salute. Prima detto quasi sottovoce e ora conclamata, la ricetta Acquaroli dichiara infatti bastevole per le Marche l’ospedale di Torrette e l‘Inrca. Quest‘ultimo, è bene ricordarlo, fallito a suo tempo come gestione e risultati e poi miracolosamente rifinanziato e ricostruito, quando per altri presidi sul territorio, soldi non se ne trovavano.

*Oncologa