"Sto fuori pochi giorni non incasinate tutto"

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Quando ripensi a chi non c’è più, è normale che tornino a galleggiare nella memoria le frasi, le immagini, i fatti che più di lui ti hanno colpito. Una delle prime frasi che Paolo Nonni mi disse, nel ’93, è che il giornalismo è soprattutto precisione. Non intendeva solo nel senso che non si devono scrivere falsità o inesattezze. Quello lo dava per scontato. Lui intendeva anche il rispetto degli orari, della cadenza del lavoro, degli impegni che si prendono con le persone, ecc... ecc... "Una redazione – diceva Nonni – deve girare come i meccanismi di un orologio". Nei 21 anni che ci ho lavorato insieme, quell’orologio raramente l’ho visto andare avanti o indietro. Quando è successo, come capita in tutti i gruppi di lavoro, non è stato per colpa sua.

Al di là del fatto che vedeva lontano, Nonni, e che immedesimandosi nella testa della gente a volte riusciva ad anticiparne le mosse, un altro lato notevole del suo essere giornalista è sempre stato la capacità di insegnare agli altri, cioè ai giovani, il mestiere. Gli piaceva proprio, per questo forse gli veniva bene. Questa osmosi, tra vecchie e nuove generazioni che si misuravano con la cronaca, è stata una linfa viva che ha mantenuto elastica, e quindi energica, la redazione per i lunghi anni della sua gestione. E soprattutto Nonni capiva il pubblico, i suoi lettori. Che è sempre stato più quello dei bar, dei parrucchieri, delle botteghe, molto meno quello dei palazzi della politica e della cultura. Questi gli interessavano nella misura in cui interessassero alla gente comune. Ma il primo passaggio, al mattino, lo faceva al bancone del bar, per ascoltare quello che i suoi lettori dicevano. La prima "riunione di redazione". E a quel punto, spesso, il giornale era già fatto.

Alessandro Mazzanti